Franceschini continua a fare il n°2 di Veltroni
23 Febbraio 2009
di redazione
Giuramento sulla Costituzione del papà partigiano e attacco a Berlusconi come eversore e golpista. Questi sono stati i primi atti pubblici di Dario Franceschini neoletto segretario del Pd. Viene da chiedersi a cosa sia servito tutto il calvario pubblico e privato a cui il partito democratico si è sottoposto con le dimissioni di Veltroni.
Franceschini, il numero due che le avverse fortune trasformano a malincuore nel numero uno, riprende lo stesso filo del discorso veltroniano, lo risuola e lo ricuce come si fa con una scarpa vecchia. Torna nella "sua Ferrara" e giura sulla vecchia Costituzione del babbo partigiano: sembra di essere tornati a pochi giorni prima, alla manifestazione di piazza Santi Apostoli, quando papà Scalfaro agitava il dito davanti alla folla livida di freddo e di risentimenti e diceva rauco: "La Costituzione non si tocca". Forse uno dei punti più bassi e più chiusi della segreteria veltroniana. E sembra di risentire Veltroni al Circo Massimo e persino quello dei passaggi meno veri e convinti del suo discorso di commiato, quando ritualmente mollava qualche ceffone all’avversario per strappare un residuo di applausi.
«Il presidente del Consiglio ha in mente un paese in cui il potere viene sempre più tacitamente concentrato nelle mani di una sola persona. Questo è contro la Costituzione a cui lui ha giurato fedeltà». Dice Franceschini, che già sembra invecchiato di vent’anni per adeguarsi alla deriva gerontocratica della politica italiana. E dovrebbe riflettere meglio su quello che dice o quanto meno aggiungere: "forse è colpa nostra che non abbiamo saputo tenere il terreno dell’opposizione, che ci siamo autoeliminati dallo scontro democratico per farci la pelle gli uni con gli altri. Forse è per questo che oggi Berlusconi ha l’impressione di comandare da solo, perché noi abbiamo fallito". Questo avrebbe dovuto aggiungere e poi passare ad altro.
Perché se Franceschini pensa di ricostruire il Pd e dare una mano al paese concentrandosi solo su quello che "ha in mente Berlusconi", non farà un solo passo avanti e presto lo vedremo davanti a un microfono, in una finta conferenza stampa, a chiedere scusa.