Francia. Protesta sulle pensioni: pochi in piazza, tanta la rabbia a sinistra
06 Novembre 2010
di redazione
"Sarkozy non ha finito con questa riforma, non si volta ancora pagina", dice Martine Aubry, segretario socialista, sfilando a Lilla in testa a quello che sarà probabilmente l’ultimo corteo di protesta contro la riforma delle pensioni.
La pioggia è caduta oggi in modo incessante sugli ultimi fuochi della gauche, che dopo otto giornate di mobilitazione si arrende. Resta la determinazione di alcuni a dare battaglia fino all’entrata in vigore della riforma per cambiarne alcuni dettagli. Anche con la protesta agli sgoccioli, la cronaca della giornata non ha fatto a meno dell’ormai collaudata guerra delle cifre fra ministero degli Interni e sindacati.
Le proporzioni, in entrambi i casi, registrano però un calo nettissimo delle persone in piazza, a 10 giorni dall’approvazione in parlamento della legge che aumenta da 60 a 62 anni l’età minima per andare in pensione. Per la questura sono infatti 375.000 le persone che in tutta la Francia hanno manifestato, contro le 560.000 del 28 ottobre, già in nettissimo calo rispetto agli appuntamenti precedenti. La Cgt, il sindacato comunista che guida la protesta e che non ha intenzione di mollare, parla di 1,2 milioni, contro i due milioni che aveva stimato il 28 ottobre e i tre del momento di massima partecipazione.
"Per un movimento che avrebbe dovuto terminare la settimana scorsa – ha sottolineato Bernard Thibault, il leader della Cgt – considero questa giornata un successo, perchè dimostra la nostra capacità nel proseguire nel movimento". Lo stesso Thibault, alla vigilia, ha messo per la prima volta in pericolo il fronte unitario del sindacato dichiarando che la Cgt è intenzionata ad andare "fino in fondo", anche a costo di essere da sola in piazza. Per Francois Chereque, leader della Cfdt, è invece tempo di pensare ad altri orizzonti. Oggi, però, c’era anche lui e ci sarà anche se sarà organizzata un’ulteriore giornata di protesta a fine novembre.
Martine Aubry non ha dato l’impressione di voler mollare la presa, ma piuttosto di volersi concentrare su alcuni aspetti della riforma che alla gauche sono più indigesti per provare a cambiarli prima che la riforma, se sarà convalidata dalla Corte costituzionale, entri in vigore: "Non permetteremo che coloro che hanno cominciato a lavorare presto, facendo mestieri usuranti, siano ora i più penalizzati da questa riforma. Dopo la promulgazione della legge, le manifestazioni cambieranno natura, senza dubbio. Ma bisognerà continuare a dire al presidente della Repubblica che non si prendono decisioni di questa natura contro i francesi".