Francia. Sarkozy vara la “Fillon 3”, restano i fedelissimi del presidente
14 Novembre 2010
di redazione
Alla fine, la squadra che accompagnerà Nicolas Sarkozy alla sfida per la riconferma all’Eliseo, nella primavera 2012, è ancora capitanata da Francois Fillon, è ristretta e composta da fedelissimi.
Il rimpasto di governo sul quale si intrecciavano ipotesi da 5 mesi ha fallito nell’obiettivo di imbarcare i centristi. Sono più le uscite eccellenti (Kouchner, Morin) delle entrate (Juppè). Della nuova compagine, il Fillon 3, fanno parte 31 ministri contro i 38 del governo precedente. Le donne sono 11 e non più 13. Escono i rappresentanti dell’apertura a sinistra e qualche personaggio difficile, come il ministro del Lavoro Eric Woerth per l’impopolarità e Bernard Kouchner per incompatibilità.
Dialogo e contenimento della spesa: questi gli obiettivi che il «gollista sociale» Francois Fillon ha chiesto di poter gestire più di quanto non gli sia stato concesso finora nei prossimi 18 mesi all’Eliseo, quelli in cui Sarkozy e la sua squadra dovranno dare fondo a tutte le risorse per tentare il bis. Il progetto era di coinvolgere i centristi, ma nelle ultime ore si era ridotto a una flebile speranza. L’uomo del centro, Jean-Louis Borloo, voleva prendere il posto di Fillon e c’era quasi riuscito ma nelle ultime settimane il mondo ha cominciato a girargli al contrario: si è trovato in mano la patata bollente della penuria di carburante per lo sciopero e l’ha gestita male, i sondaggi sono rimasti bassissimi (continuando invece, ancora oggi, a premiare Fillon) e i notabili del partito Ump si sono pronunciati per un Fillon 2. Sarkozy non poteva rischiare, per convogliare i centristi, di crearsi nemici interni. Considerando soprattutto che Jean-Francois Copè, il dirigente che sogna se stesso come successore di Sarkozy, non ha voluto entrare nel governo ma ha ottenuto la leadership dell’Ump.
Il risultato è stato che stamattina Sarkozy ha reincaricato Fillon, Borloo – al quale sono stati offerti Esteri o Giustizia – ha sbattuto la porta e ha detto di voler piuttosto «recuperare la libertà di parola». Unica, ma contenuta, sorpresa della serata, l’ingresso di un centrista moderato come Michel Mercier alla Giustizia. Dal governo escono anche personaggi importanti ma scomodi: a parte Frederic Mitterrand, mai stato in discussione alla Cultura, spariscono Bernard Kouchner – che lascia gli Esteri dopo mesi di tensioni a Michele Alliot-Marie – e Rama Yade (Sport) i protagonisti dell«’apertura» insieme con Fadela Amara, quei politici della sponda opposta chiamati a collaborare che avevano caratterizzato il primo periodo di Sarkozy. Va via anche l’altro centrista eccellente del governo, Hervè Morin, che lascia la Difesa al gollista, fedelissimo di Chirac, Alain Juppè, un ritorno difficile dopo il disastro del 1995 e la condanna per lo scandalo dei falsi impieghi. Fuori anche Fadela Amara, responsabile delle Politiche urbane e altro simbolo del governo di destra allargato ai movimenti sociali.
Aumenta la potenza di Christine Lagarde, superministra dell’Economia il cui prestigio si è affermato anche all’estero, della quale si è parlato anche per il Quai d’Orsay con speciale delega al G20. Voleva fortemente rimanere all’Economia e ci è riuscita, la sua voce al G20 sarà comunque da protagonista. Esce ovviamente dal governo anche Eric Woerth, il ministro del Lavoro che ha sommato l’impopolarità del coinvolgimento nello scandalo Bettencourt a quella della prima firma sulla riforma delle pensioni, mentre Natalie Kosciusko-Morizet diventa ministro dell’Ecologia e allo Sport arriva la campionessa di arti marziali francese Chantal Jouanno.