Frattini: Col Pdl nasce una nuova casa per la politica e un grande laboratorio di idee
27 Marzo 2009
Il partito che vorrei è anche, e già, il partito che gli italiani di ogni colore politico aspettano: contribuisce, infatti, a creare un punto di leva perché si realizzi il bipolarismo e diventi effettiva la regola dell’alternanza.
Il partito che vorrei e che oggi salutiamo è però prima di tutto la piattaforma dei moderati italiani, molto più della somma dei numeri delle componenti che lo originano, e capace di una qualità che va oltre l’appartenenza e disegni le migliori speranze. Perché la disposizione a “pensare-futuro” è ormai il segno distintivo di una differenza e di una prospettiva: quella di chi ha il coraggio e la capacità di andare oltre la paura e il pessimismo di una stagione di crisi.
La nascita di un nuovo partito comporta sempre qualche rischio: quello di ripetere ad esempio – anche se sotto un altro acronimo – le stesse logiche e gli stessi meccanismi che avevano reso sterile il precedente progetto politico. Ma noi non siamo caduti in questa tentazione, siamo già fuori dalle secche dei numeri e dai tic della vecchia politica. E abbiamo un compito importante: definire una nuova carta di valori e di temi che esprima da un lato l’orizzonte di una cultura comune, un sentimento comune, dall’altro offra strumenti e suggestioni per un progetto di società migliore. Particolarmente in Italia, perché qui meno che altrove – al riparo di valori ed energie tradizionali come la famiglia, il risparmio, la capacità di iniziativa – spirano i venti della crisi. E qui più che altrove – in virtù della flessibilità e del talento a fronteggiare l’emergenza – potrà partire la ripresa, il nuovo slancio.
Il crollo delle ideologie ha ridato alle persone, alle loro aspirazioni una nuova dimensione della politica. Ecco perché il Pdl deve ora immaginare quali mezzi siano i più adeguati non solo per soddisfare le attese dei cittadini ma per anticiparne le prospettive e il futuro.
Oggi abbiamo la straordinaria possibilità di imprimere un sigillo a un modello di partito che non ha riferimenti: un partito che non solo è stato capace di andare oltre il gruppo circoscritto degli interessi e oltre le ideologie, ma anche di andare oltre la forma organizzativa tradizionale, ormai stantìa, per dare una bandiera a un popolo, quel popolo che Berlusconi spesso evoca in cammino verso la libertà.
Proprio all’insegna di questa parola-guida, libertà, siamo diventati quel movimento imponente che oggi raggruppa oltre il 40% dell’elettorato nazionale e che da quasi un anno guida l’Italia. Un movimento che ha trovato nei Popolari europei la cornice di una prospettiva e di una tradizione, e che è oggi capace di dare alla principale famiglia politica d’Europa un consenso crescente e idee importanti. Siamo infatti un contenitore che ha saputo raccogliere il consenso di milioni di persone attorno ad un chiaro programma elettorale, a un progetto politico che oggi si consolida, a un leader dalle incomparabili capacità. Prime tra tutte quella di saper unire e quella di saper cambiare. In fondo il partito che vogliamo è il partito che c’è già. E che da oggi ci chiama a una doppia, importante responsabilità: offrire nei fatti una nuova casa per la politica e un laboratorio in cui far crescere le future generazioni e l’Italia.