I senatori Rossi e Turigliatto stanno pagando caro il prezzo del
voto che ha fatto cadere il governo Prodi. I dirigenti di Rifondazione
e dei Comunisti italiani li definiscono indegni di appartenere ai loro
partiti, li ricoprono di sdegno e riprovazione e vorrebbero bandirli
dalla comunità degli uomini. I loro colleghi vanno più per le spicce e
li chiamano “mafiosi”, “figli di puttana”, “pezzi di merda”.
E’ il trattamento riservato ai traditori.
Non a tutti però. Basta vedere le parole rivolte a Marco Follini da Diliberto e Giordano. Dice il primo: “Sono arcicontento per l’arrivo di un senatore in più: benvenuto Marco”. Quasi commosso il secondo: “E' un sincero democratico che stimo da tempo, apprezzo le sue qualita' anche culturali, e' persona limpida che si unisce alla maggioranza senza seguire una logica di scambio”.
Eppure il comportamento di Rossi e Turigliatto è ben più
comprensibile di quello di Follini, e difficilmente potrebbe essere
incluso nella categoria tradimento.
Follini, nonostante le fumisterie democristiane dei suoi ragionamenti,
tradisce il voto dei suoi elettori che lo avevano mandato al Senato
contro l’Unione di Prodi e in alleanza con il centro-destra.
I due esponenti della sinistra radicale, votando contro la politica
estera del governo così come illustrata da D’Alema, hanno invece
rispettato il mandato dei loro elettori. Hanno infatti seguito alla
lettera le richieste del “popolo di Vicenza”, dei no-global, dei
disobbedienti, degli alter-mondialisti, dei pacifisti, i cui voti fanno
le fortune elettorali di Rifondazione e del Pdci. Prendere e
interpretare quei voti era esattamente il mandato che Rossi e
Turigliatto avevano ricevuto dai loro leader; quegli stessi che ora
vogliono espellerli per aver rispettato fino in fondo quel mandato.
I due senatori, insomma, hanno scelto di “non usare la
partecipazione al governo come unica bussola per interpretare la
realtà, perché altrimenti si perde l’orientamento” e di “non appendere
la politica all’esperienza di governo”.
Sono parole di Fausto Bertinotti, presidente della Camera dei Deputati. Non sarebbe il caso di espellere anche lui?
Fuori Bertinotti
Mi dispiace per i deputati e i senatori dell’estrema sinistra ma temo che stiano completamente perdendo il contatto con una importante fetta del loro elettorato. Fra i miei conoscenti che si dichiarano comunisti (abito a Pisa e qui essere comunisti è ancora di moda) le frasi più frequenti sono: “adesso facciamo la guerra per dar contro a Berlusconi” oppure “Bertinotti è il cagnolino della destra”. Mi dispiace non tanto per gli onorevoli quanto per il rischio che comporta che queste frange della popolazione non si sentano rappresentate dal Parlamento. Si sono già abituate a manifestare senza di loro (o con pochi di loro), speriamo che non si convincano che altre strade, meno legali, siano le uniche per far valere i loro diritti (alcuni già lo sono visto il rinascere delle BR).