Giallo di Perugia: cadono alibi di Lumumba e Amanda
12 Novembre 2007
di redazione
Si infittisce ancora di più il giallo sulla morte della studentessa inglese, in Erasmus a Perugina, uccisa, molto probabilmente, nella notte del primo novembre. Mentre l’alibi di Patrick Lumumba non regge del tutto, un filmato fa crollare la versione della coinquilina Amanda.
Nei confronti di Patrick Diya Lumumba “non c’è nessun indizio, la sera in cui c’è stato l’omicidio è sempre rimasto a lavorare nel suo locale ed è coinvolto nella vicenda unicamente sulla base di una chiamata di un altro indagato, Amanda Knox”, secondo l’avvocato Giuseppe Sereni.
“Il mio assistito è in carcere da innocente, e alla fine della storia qualcuno pagherà per questo”, ha detto ancora il legale, che sta valutando ora, insieme all’avvocato Carlo Pacelli la possibilità di chiedere l’acquisizione del verbale relativo alla testimonianza del professore universitario di Zurigo, sentito ieri sera dalla polizia in Questura a Perugina, che forse potrebbe scagionare il congolese.
In particolare, il docente avrebbe riferito agli investigatori di essere rimasto nel locale che Patrick Diya Lumumba gestiva a Perugia, dalle 20 alle 22 di giovedì primo novembre, quando Meredith è stata uccisa.
Orario in cui sarebbe stato presente anche lo straniero. Testimonianza ora al vaglio degli inquirenti secondo i quali però, nel racconto del docente, sarebbero presenti delle incongruenze, in particolare sul tempo effettivamente trascorso all’interno del pub da questo.
Sullo stesso locale, ora posto sotto sequestro dalla magistratura, e preso in gestione dal Lumumba dallo scorso mese di agosto, saranno effettuati nei prossimi giorni gli accertamenti della polizia scientifica, al fine di valutare la presenza o meno di elementi utili per le indagini al suo interno.
Intanto, sono iniziati questa mattina, nei laboratori di Roma, gli accertamenti irripetibili su alcuni dei numerosi reperti sequestrati nel casolare di Viale S.Antonio a Perugia, dove è stato rinvenuto il cadavere di Meredith e dove la studentessa viveva insieme all’americana Amanda Knox.
In particolare, alla presenza dei legali dei tre arrestati che hanno nominato i propri consulenti di parte, si è proceduto alla catalogazione dei reperti, tra cui anche i due coltelli sequestrati a Raffaele Sollecito.
Difficile, a questo punto, definire il ruolo che, secondo l’accusa, la coinquilina e amica di Meredith, l’america Amanda Knox abbia avuto nell’omicidio di Meredith. Troppi, infatti, i dubbi che ancora circondano la sua figura.
Le immagini di una telecamera che si trova nel parcheggio antistante l’appartamento in cui la studentessa è stata uccisa hanno mostrato come la sera del primo novembre Amanda Knox sia rientrata a casa alle 20,43, poco prima quindi dell’ora in cui probabilmente è stata uccisa Meredith Kercher.
Sembra quindi chiarirsi uno dei tanti punti oscuri del cosiddetto “giallo di Perugina”: la coinquilina americana aveva infatti detto in un primo momento di trovarsi in casa, salvo poi ritrattare questa testimonianza “a caldo”.
Ai riscontri della polizia scientifica si affida invece il terzo indagato per il delitto di Meredith, Raffaele Sollecito: oggi a Roma sono infatti cominciati gli esami biologici dei reperti recuperati nella casa dove è stata assassinata la giovane inglese e dove Raffaele sostiene di non aver messo piede nella notte dell’omicidio.
Gli esami dovranno chiarire se l’impronta di scarpa rinvenuta vicino al corpo della vittima possa essere compatibile con la suola delle sue scarpe già sequestrate al giovane.
Dopo una prima comparazione su base fotografica gli esperti avevano detto che la suola combaciava perfettamente, ma per confermare questa tesi con assoluta certezza bisognerà verificare l’eventuale presenza di tracce ematiche. E poi c’è tutta la questione del coltello di Raffaele: anche in questo caso bisogna ancora verificare se il colpo inferto al collo di Meredith sia compatibile con la lama del ragazzo pugliese.
Il mistero, evidentemente, è ancora tutto da chiarire, e l’attenzione dei media destinata a restare su Perugia: è probabilmente per questo che stamattina il sindaco del capoluogo umbro Renato Locchi, in una conferenza stampa, ha criticato con forza alcune “rappresentazioni del tutto al di fuori della realtà” che organi di stampa hanno fatto di una “città che ha una storia lunga, una cultura e una civiltà diffuse”.
“Chi viene a Perugia si trova bene – ha aggiunto il primo cittadino – la stessa Meredith lo scriveva ai suoi genitori. I problemi di sicurezza urbana della città sono simili in tutto e per tutto a quelli di altre città italiane ed europee. Sono problemi che c’erano prima dell’omicidio e che purtroppo continuano a esistere: ogni loro collegamento con il gravissimo omicidio è del tutto arbitrario”.