Giustizia. Alfano risponde all’Anm: “Mai parlato di sezioni di partito”
28 Ottobre 2009
di redazione
Il Guardasigilli smentisce d’aver parlato di sezioni di partito in riferimento alle Procure. "Nessuno lo ha mai detto", ha risposto Angelino Alfano ai giornalisti che gli chiedevano di commentare la nota dell’Associazione nazionale magistrati.
Nel primo pomeriggio, infatti, l’Anm aveva diffuso un documento in cui accusava Berlusconi e il ministro della Giustizia di "denigrare l’ordine giudiziario". Nella nota, l’associazione afferma che "ogni occasione sembra buona per denigrare l’ordine giudiziario e descrivere i palazzi di giustizia come sezioni di partito, frequentate da magistrati militanti. Nessun ufficio giudiziario merita queste infondate e ridicole definizioni, tanto meno quello di Milano".
"Da Milano, e dall’intero Paese, la magistratura ribadisce che intende continuare a vestire solo la toga e a rispondere solo alla legge. In primis alla Costituzione", prosegue il documento che è dedicato alle assemblee di protesta che si terranno domani in tutta Italia e intitolato "Il no dei magistrati alle intimidazioni: Rispondiamo solo alla legge. E alla Costituzione".
Le assemblee, spiega la giunta, "nascono dalla profonda e sincera preoccupazione per i continui tentativi di delegittimare e intimidire sia la giurisdizione nel suo complesso, sia i singoli magistrati in relazione a processi specifici o in ragione delle sentenze pronunciate. Perfino il rapporto tra istituzioni e organi di garanzia è stato messo in discussione". E mentre la tensione e l’attenzione si concentrano "su una impropria contrapposizione, di cui la magistratura è vittima, nulla di serio, concreto e duraturo – lamenta l’Anm- viene proposto per restituire efficienza all’organizzazione giudiziaria e per ricondurre il processo alla ragionevole durata".
All’appuntamento di domani "la magistratura arriva compatta: sia nelle componenti associative, sia con la spontanea e massiccia adesione agli appelli in favore del collega Mesiano. Ciò testimonia il sentimento di solidarietà a un collega attaccato violentemente solo per aver fatto il proprio dovere, e che ha poi tenuto un comportamento esemplare; ma testimonia soprattutto il rifiuto verso qualsiasi forma di intimidazione". "Forse certe strategie non nascono a tavolino. Ma neppure nascono dal nulla", afferma ancora l’Anm , che parla di "stucchevole reiterazione di epiteti nei confronti dei magistrati".
Dalle fila della maggioranza, la nota è stata considerata "l’ennesima conferma del fatto che alcuni settori della magistratura si muovono come se fossero un soggetto politico". A sostenerlo è il portavoce del Pdl Daniele Capezzone che sottolinea: "Non c’è giorno – aggiunge – senza che ci sia una presa di posizione politico-sindacale (di magistrati o di gruppi di magistrati o di organizzazioni di magistrati) su un atto del governo, su un testo all’esame del Parlamento, su una dichiarazione di un leader politico (nella fattispecie, il Presidente del Consiglio Berlusconi)".
Il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, invita l’Anm a "preoccuparsi seriamente che alcuni magistrati e alcune procure della Repubblica non siano considerate alla stregua di sezioni di partito" piuttosto che rispondere sdegnata alle affermazioni del governo.