Giustizia. Anm: “Toghe elette da popolo? La Costituzione è cosa seria”

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Giustizia. Anm: “Toghe elette da popolo? La Costituzione è cosa seria”

18 Maggio 2009

"La Costituzione italiana è una cosa molto seria e non dovrebbe mai essere affrontata con battute estemporanee". Ad affermarlo è il segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini, commentando la proposta del ministro delle Riforme e segretario federale della Lega Nord, Umberto Bossi, di magistrati eletti dal popolo.

Cascini sottolinea come il sistema di accesso in magistratura italiano "è previsto dalla Costituzione ed è un sistema tra i migliori nel mondo per le garanzie che offre in termini di professionalità e indipendenza; mentre non credo – aggiunge – che lo stesso possa dirsi con riferimento ad altre funzioni di nomina elettiva".

Bossi giorni fa aveva lanciato la proposta che i magistrati siano eletti dal popolo e aveva aggiunto che "il Veneto avrà i suoi magistrati perché non se ne può più di non avere neppure un magistrato veneto". Quanto la provenienza territoriale dei magistrati reclamata da Bossi, Cascini conclude che "appare sconcertante che ancora oggi si debbano sentire manifestazioni di razzismo legate alla provenienza regionale dei funzionari dello Stato, ed è molto grave che una così grande offesa alla Costituzione venga da un ministro della Repubblica".

Anche il togato di Unicost al Csm Fabio Roia ha criticato duramente la proposta. Roia sottolinea come avere dei magistrati su elezione popolare comporterebbe una "manifestazione del consenso e dunque una politicizzazione delle toghe all’eccesso. A mio parere in contraddizione a ciò che questa parte politica ha sostenuto finora, contraria a una magistratura politicizzata". Sulle dichiarazioni di Bossi di avere magistrati veneti, Roia sottolinea che anche qui c’è una contraddizione, perché il magistrato "è espressione di identità nazionale e trovare magistrati legati a territorialità regionali sarebbe introdurre un sistema dirompente per l’applicazione della legge che deve trovare sempre dei riferimenti nazionali".

Una proposta che "non si adatta alla nostra cultura giuridica, contrasta con la Costituzione e non può essere in nessun modo recepita dai cittadini che vogliono solo un giudice imparziale e indipendente dalla politica". Così il togato di Magistratura Indipendente al Csm, Cosimo Maria Ferri ha commentato la proposta del ministro Bossi sui magistrati eletti dal popolo.

Ferri sottolinea che piuttosto che avanzare questo tipo di proposte, "occorre che con la politica si passi a riforme serie: c’è l’esigenza – spiega – di un tavolo comune per riformare in modo serio il processo civile e quello penale, non partendo da riforme ordinamentali che non risolvono il problema della ragionevole durata dei processi". La strada migliore per Ferri "non è quella di creare un giudice elettivo e regionale ma un’intesa e una sinergia con gli enti locali e territoriali per far funzionare al meglio gli uffici giudiziari nell’interesse dei cittadini". 

Immediata la replica del capogruppo della Lega nord in commissione Giustizia della Camera Matteo Brigandì: "L’Anm predica bene e razzola male". "È indiscutibile – prosegue Brigandì – che i costituenti nel ’48 fecero la migliore scelta possibile, configurando il potere giudiziario dello Stato dando ai magistrati un ruolo tecnico di sottoposizizione alla legge, dando appunto alla legge il primato, rispetto a esempio al sistema Usa che, prevedendo la loro elezione, rende ‘di maggioranza’ il ‘servizio giustizia’". 

"Fin qui l’Anm predica bene ma poi razzola male perché non vede che quella parte dei giudici che ha maggiore visibilità in realtà sta facendo politica in maniera espressa e dichiarata – aggiunge Brigandì – abbiamo un partito dei giudici in parlamento, l’Italia dei valori, con un ex magistrato alla guida che fa veder all’Italia quale sia la cultura di una certa parte dalla magistratura, una giustizia partitica senza vaglio popolare, e il potere senza il controllo popolare significa tirannia. Dovendo scegliere fra una giustizia che è diventata potere vero e proprio, non più sottoposto alla legge, ormai oggettivamente diventata di minoranza contro la maggioranza, preferisco sempre – conclude Brigandì – che il potere spetti al popolo e quindi che i giudici siano eletti".