Giustizia: domani al Csm il parere contro lo stop ai processi
30 Giugno 2008
di redazione
Roma, 30 giu. (Apcom) – L’appuntamento resta fissato, salvo sorprese dell’ultim’ora il Csm domani licenzierà il parere al dl sicurezza che boccia la norma blocca-processi. In tempo, dunque, perchè i rilievi dell’organo di autogoverno della magistratura alla norma che sospende i dibattimenti per i reati puniti con meno di 10 anni e commessi fino al 30 giugno 2002 vengano presi in considerazione alla Camera, dove il decreto ha cominciato il suo cammino. Un intervento travagliato, quello di Palazzo dei Marescialli, che qualcuno nelle ultime ore era arrivato anche a mettere in discussione, dopo le prime indiscrezioni sull’incontro al Colle tra il presidente della Repubblica e i presidenti delle Camere.
Il documento che sarà discusso nell’aula Bachelet è stato già approvato in prima battuta dalla Sesta Commissione, giovedì scorso, con un solo voto contrario, quello del laico di centrodestra Michele Saponara. E lo scontro con i rappresentanti del centrodestra si riproporrà domani in plenum. "Stanno abusando dei loro poteri, ha ragione Cossiga, hanno usurpato le loro funzioni", tuona l’altro rappresentante della Cdl a Palazzo dei Marescialli, Gianfranco Anedda, anticipando parole che domani pronuncerà davanti ai colleghi riuniti in seduta straordinaria.
Non va giù al centrodestra il giudizio pesante sulla norma inserita nel dl sicurezza: i dubbi di costituzionalità della norma ‘blocca-processi’. Non tocca al Csm nè il vaglio di costituzionalità nè il giudizio sulla ragionevolezza delle norme, sostengono. Rilievi che però non hanno fermato i colleghi: quella disposizione – è scritto nel documento che domani sarà approvato – non solo non rispetta il principio della ragionevole durata del processo (articolo 111 della Costituzione), ma "pone delicati problemi di compatibilità" anche con l’obbligatorietà dell’azione penale (articolo 112).
Non solo. La norma in questione – rincara la Commissione del Csm – presenta anche "profili di grave irragionevolezza", uno dei parametri a cui proprio la Corte costituzionale fa riferimento nel valutare la "legittimità" delle norme: lo "spartiacque temporale" fissato al 30 giugno 2002 per stabilire i processi che devono essere sospesi è "casuale a arbitrario". Cosí come "ugualmente non ragionevole" è la scelta dei reati, tra i quali vi sono "numerosi delitti che, secondo altre previsioni dello stesso decreto, determinano particolare allarme sociale".
Il documento non mette in luce solo i dubbi di costituzionalità, ma anche gli effetti "gravemente negativi" per la funzionalità del servizio giustizia che la norma ‘blocca-processi’ è destinata a produrre: costringerà a fermare "un numero ingente di processi", secondo alcuni "piú della metà di quelli in corso". Una scelta "incongrua" rispetto all’obiettivo che si pone – avvertono i consiglieri di Palazzo dei Marescialli – e che anche nel "breve termine" provocherà "l’effetto opposto di una ulteriore dilatazione dei tempi della giustizia".
E ancora. Nella norma ‘blocca-processi’ c’è anche "una sorta di amnistia occulta", si avverte nel documento. Il riferimento è ad un aspetto particolare, quello che dà la possibilità al presidente del Tribunale di sospendere i processi per reati prossimi alla prescrizione o coperti da indulto. "La sua struttura – è scritto nel testo proposto dalla Commissione del Csm – la fa apparire una sorta di amnistia occulta applicata al di fuori della procedura prevista dall’articolo 79 della Costituzione".
Non mancano rilievi sull’aggravante di clandestinità introdotta nel codice penale: "Immette nel sistema un tasso di elevata rigidità e si fonda su una presunzione di pericolosità che non puó automaticamente conseguire a uno status di mera irregolarità amministrativa", si sottolinea da Palazzo dei Marescialli. Richiamando anche in questo caso i ‘paletti’ fissati dalla Corte costituzionale in una sentenza dello scorso anno.
fonte: APCOM