Giustizia. Domani incontro Csm e consiglieri dimissionari con Napolitano
15 Giugno 2009
di redazione
Secondo quanto reso noto con un comunicato dell’ufficio stampa del Quirinale, il presidente della Repubblica incontrerà domani pomeriggio al Palazzo del Quirinale il Comitato di presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura. Successivamente riceverà i consiglieri che hanno presentato le dimissioni da componenti della V Commissione.
Al centro dell’incontro la polemica le dimissioni di tre magistrati in seguito ad un’intervista del ministro Alfano dove aveva parlato di nomine lottizzate ai vertici degli uffici giudiziari italiani. Tutti e tre i firmatari della lettera a Napolitano hanno ricoperto l’incarico di presidente della Quinta commissione del Csm, quella che si occupa delle nomine.
Il gesto è stato apprezzato da Vincenzo Siniscalchi, uno dei consiglieri del Csm che si è dimesso in polemica con le dichiarazioni con il ministro Alfano. Il togato ha ricordato che la sua lettera e quella dei colleghi Ezia Maccora e Giuseppe Maria Berruti, era indirizzata proprio a Napolitano, nella sua veste di presidente del Csm. "Il capo dello Stato ha dimostrato ancora una volta sollecitudine su un problema così importante; ma questo rientra nel suo stile e nel suo senso di responsabilità istituzionale", afferma Siniscalchi.
A difesa della magistratura e del Consiglio Superiore della Magistratura sono scesi oggi le procure e i tribunali della Campania e della Sicilia. "Il Csm attualmente in carica ha acquisito il merito storico di aver saputo dare leale, puntuale, risoluta corretta attuazione alla riforma dell’ordinamento giudiziario". Lo affermano i capi delle procure e i presidenti di tribunali della Campania in un documento di solidarietà, come quello diffuso ieri dai colleghi calabresi, nei confronti del Consiglio Superiore della Magistratura, dopo le dimissioni di 3 consiglieri per le accuse del ministro Alfano relative alla nomine di capi degli uffici giudiziari ispirate a logiche di lottizzazione. Tra i firmatari, il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore e di Nola Paolo Mancuso, e il presidente del tribunale di Salerno, Franco Roberti.
"Uno dei punti cardine della riforma – si sottolinea nel documento – è costituito dai nuovi criteri di nomina dei dirigenti delle attitudini direttive e con l’introduzione della temporaneità degli incarichi. Tutte le nomine dei nuovi dirigenti sono avvenute con il concerto favorevole del Ministro della Giustizia, la maggior parte di esse persino all’unanimità". "Il Csm in carica – osservano ancora gli estensori del documento – superando notevoli difficoltà tecniche e non poche resistenze, anche interne alla magistratura, ha fatto decollare, ormai irreversibilmente, la riforma dell’ordinamento giudiziario varata dal Parlamento. Crediamo che il Csm meriti la riconoscenza di tutti per ciò che ha saputo fare in ossequio alla legge".
Anche i magistrati siciliani si sono espressi in un documento di solidarietà al Consiglio superiore della magistratura, con la sottoscrizione dei vertici degli uffici giudiziari, fra cui Palermo, Catania, Messina e Caltanissetta, attaccando il ministro Alfano. "Con le sue pubbliche dichiarazioni – si legge nel documento – il ministro della Giustizia ha obiettivamente compiuto opera di delegittimazione di ‘tutti’ i magistrati nominati dal Csm a incarichi direttivi e semidirettivi, rappresentandoli come soggetti scelti non sulla base dei loro meriti e delle loro storie professionali".
I magistrati difendono infatti il lavoro del Csm, sottolineando che le affermazioni del Guardasigilli arrivano "proprio in una fase in cui, invece, il Csm ha cercato di far prevalere, quali criteri di scelta, merito, attitudini, professionalità". "Semmai, il ministro – si legge nel documento – qualora avesse individuato l’esistenza di pratiche lottizzatorie, avrebbe potuto utilizzare ben altri strumenti istituzionali a sua disposizione. Le parole del ministro della Giustizia rischiano di provocare, invece, un nuovo passo avanti sul terreno della delegittimazione complessiva dell’istituzione giudiziaria e di quanti, tra denigrazioni e quotidiani insulti, vi lavorano con dedizione e spirito di sacrificio, pur in condizioni assai difficili".