Giustizia. Oggi la protesta delle toghe: “No a riforme distruttive”
30 Gennaio 2010
di redazione
Dopo l’apertura dell’anno giudiziaro, ieri in Cassazione, oggi tocca alle 26 Corti di Appello. E l’Associazione nazionale dei Magistrati ha deciso di protestare contro la riforma della giustizia annunciata dal governo, e contro la carenza di organici.
Ieri all’appuntamento in Cassazione infatti le toghe hanno preferito mantenere un basso profilo in segno di rispetto per le massime Istituzioni. Oggi invece i magistrati manifestano tutto il proprio "disagio" per le iniziative del governo che rischierebbero di "distruggere" la giustizia.
Il sindacato delle toghe denuncia anche "insulti e aggressioni". Per questo, i magistrati iscritti all’Anm hanno deciso di presentarsi con in mano una copia della Costituzione e di uscire dalle aule durante l’intervento del rappresentante del governo. Unica eccezione per L’Aquila, dove interviene oggi proprio il ministro Angelino Alfano: qui le toghe si astengono dalla protesta in segno di rispetto per la Regione colpita dal terremoto.
"La nostra non è una protesta a difesa della categoria dei magistrati, ma per testimoniare la fortissima preoccupazione che riguarda gli attacchi ai principi fondamentali e le garanzie dei cittadini di avere una giustizia uguale per tutti, i processi effettivamente rapidi al di la della politica degli annunci" afferma il presidente dell’Anm di Palermo Antonino Di Matteo. "Il cosidetto processo breve – ha prosegiuto Di Matteo tenendo in mano una copia della Costituzione – comporterà soltanto l’estinzione di molti processi anche importanti, mentre in realtà non si fa nulla per accellerare con riforme concrete i tempi della giustizia".
I giudici denunciano la grave situazione in cui si trova il distretto di Palermo, con un organico ridotto all’osso e più di 100mila procedimenti penali in fase indagini preliminari: su 472 magistrati previsti sulla carta ne mancano ben 125. Nel capoluogo siciliano sono più di 111 mila i procedimenti penali pendenti in fase di indagini preliminari, con un aumento di oltre 4.000 procedimenti rispetto a un anno prima. Sul banco degli imputati anche il processo civile, con quasi 60mila procedimenti rimasti pendenti davanti ai giudici di pace.
Ieri, al termine della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, ha risposto ai cronisti chi gli chiedevano se esistano spaccature tra le toghe in merito alla protesta che ci sarà domani alle cerimonie nelle corti d’appello, quando i magistrati abbandoneranno l’aula al momento dell’intervento del rappresentante del Ministero della Giustizia. "L’Anm è la casa di tutti i magistrati. Domani parlerà una sola voce. La magistratura è unita", ha affermato. Questo non accadrà a L’Aquila, ribadisce Palamara, "dove ascolteremo il ministro Alfano, perché non si tratta di un gesto contro la persona ma contro la politica giudiziaria di questo governo". Dunque, "rispetto istituzionale", come quello tenuto oggi in Cassazione, dove non ci sono state contestazioni.
Per il primo presidente della Corte d’ Appello di Roma Giorgio Santacroce "solo restituendo credibilità al ruolo del giudice, e affermandone l’affidabilità e le prerogative essenziali di autonomia e di imparzialità si potrà rafforzare la fiducia nella giustizia che, secondo l’ancora attualissima lezione di Piero Calamandrei "è un bene comune, il più prezioso dei beni comuni. E le ansie che lo concernono sono ansie di tutti i cittadini".
Nella sua relazione il presidente facente funzione della Corte d’Appello di Milano, Ruggero Pesce, parla del processo breve: "E’ un ottimo intendimento, ma se lo si attuasse senza la preventiva realizzazione dei presupposti strutturali, normativi e finanziari, si offrirebbe solo il fianco a dure polemiche, come si è visto". Per il magistrato, quindi, attuare una riforma come quella del processo breve senza mezzi "è come chiedere a un malato di guarire semplicemente imponendoglielo per regolamento".
E poi, aggiunge Pesce, basta con gli attacchi gratuiti alla magistratura. "Pensiamo – dice il magistrato – all’aria avvelenata in cui essa si trova troppo spesso ad operare e ci chiediamo se ciò avvenga per colpe proprie o per gratuiti e interessati attacchi esterni. Ma è vano cercare di sciogliere il dilemma. Occorre invece – aggiunge – che ci si adoperi con ogni energia per togliere voce a quanti imputano ad alcuni esponenti della magistartura scarsa diligenza o vanità personale o spinte ideologiche che li orienterebbero altrove rispetto a un’interpretazione corretta e serena della norma".