Giustizia. Quagliariello: “Pd rinuncia al voto segreto perché più volte sconfitto”
19 Gennaio 2010
di redazione
"Non sappiamo quale risultato l’opposizione pensasse di raggiungere con il voto segreto sulla legge per i tempi certi del processo: l’unico risultato è che ad ogni votazione a scrutinio segreto la proposta del centrodestra ha riportato più voti della sua maggioranza, con i gruppi della sinistra sconfitti in modo palese dalle votazioni segrete". Lo dichiara Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato.
"L’imbarazzo è stato tale – prosegue – che hanno rinunciato agli altri scrutini segreti che in precedenza avevano richiesto, e hanno dovuto metter fine alla fallimentare strategia. La messinscena delle dichiarazioni-fotocopia serve solo a cercare di coprire questa difficoltà. Proponiamo di sottoporre a voto segreto anche il ritornello recitato dai senatori del Pd: siamo certi che anche su quello qualche collega dell’opposizione preferirebbe, così come sulla legge, unirsi alla maggioranza", ha concluso Quagliariello.
Poco prima, il presidente del gruppo del Pd, Anna Finocchiaro, rispondendo ai giornalisti che al Senato le chiedevano conto del discorso ripetuto nell’Aula dai senatori democratici, spiegava che "il Pd sta mettendo in atto in aula una singolare forma di protesta, con la ripetizione di un ‘mantra’, di un testo di protesta contro il processo breve, da parte di tutti i senatori del gruppo perché, nel pochissimo tempo che ci è rimasto". Secondo il presidente del gruppo del Pd, infatti, "centinaia di migliaia di processi andranno al macero, centinaia di migliaia di persone vedranno negarsi la giustizia". Lo scopo, prosegue il parlamentare, è quello di "portare a conoscenza degli italiani e delle italiane lo scempio che questo provvedimento sul processo breve recherà alla giustizia".
"Io non so se il confronto sulle riforme è morto – ha proseguito Anna Finocchiaro – ma è chiaro che tutta la gestione del processo breve insieme con una serie di violazioni dei diritti delle opposizioni non sono stati un buon viatico". Infine, ha concluso la Finocchiaro, "spetta alla maggioranza assicurare le condizioni del clima in cui possano maturare riforme condivise, e non mi pare che lo faccia. Anzi, fa il contrario".