Giustizia. Si sospende un’altro consigliere dal Csm
12 Giugno 2009
di redazione
Dopo le dimissioni di ieri di tre consiglieri del Csm dalla Commissione Incarichi Direttivi, in polemica con le dichiarazioni del Guardasigilli di "nomine lottizzate" ai vertici degli uffici giudiziari, a Palazzo dei Marescialli il clima non si placa e arriva un’altra "defezione".
In una lettera al Comitato di presidenza, il togato del Movimento per la Giustizia Ciro Riviezzo ha infatti sottolineato che non parteciperà ai lavori della stessa Commissione finché "non sarà ricostituita nella sua attuale composizione" e "non sarà ripristinato il necessario clima di fiducia e credibilità nel suo operato, senza il quale non è possibile attendere ai delicati compiti che le sono attribuiti".
Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha commentato la notizia delle dimissioni sottolineando come i tre consiglieri si sono dimessi "non dal Csm, ma dalla Commissione incarichi direttivi che a luglio sarebbe scaduta". Il Guardasigilli comunque sottolinea di non aver "offeso nessuno. Ho solo detto – ha spiegato – quello che i magistrati dicono durante i loro convegni, sottolineando che viene tenuta presente l’appartenenza correntizia nella variabile delle nomine e ciò avviene ogni giorno al punto da apparire lottizzati". Alfano ha poi ribadito come il procuratore della Repubblica o il presidente di Tribunale "deve essere comunque il più bravo e meritevole indipendentemente dall’appartenenza a una o a un’alta corrente".
A sostenere l’operato di Alfano scende in campo il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. "Siamo ancor più commossi oggi nell’apprendere che un altro componente dell’organo di autogoverno della magistratura abbia deciso di non partecipare ai lavori della Commissione, solidarizzando con alcuni suoi colleghi dimissionari per alcune affermazioni del ministro Alfano. Ribadisco il mio convinto sostegno al ministro, del quale condivido le preoccupazioni".
"Alcune nomine fatte dal Csm nelle procure o altrove seguono talvolta logiche correntizie. Se così non fosse, inviteremmo il Csm a spiegare come vengono eletti i suoi membri, a giustificare alcune lacune clamorose, compreso il fatto che talvolta per anni alcuni incarichi estremamente delicati restino scoperti. Basta con le ipocrisie. Queste defezioni e queste dimissioni – conclude Gasparri – confermano le nostre supposizioni".