Gli ex An firmano la lettera per il Cav. ma nel Pdl in molti non approvano
15 Settembre 2009
di redazione
La lettera è pronta. Italo Bocchino la invierà nelle prossime ore a Silvio Berlusconi. Sopra ci sono le firme dei parlamentari di An, di tutti, e non dei cinquanta che in un primo momento il presidente vicario dei deputati Pdl aveva intenzione di raccogliere. Su questo, buon gioco ha avuto la sollecitazione del coordinatore nazionale La Russa preoccupato del fatto che “una divisione avrebbe portato a interpretazioni malevole che avrebbero potuto provocare ulteriori difficoltà”. Già, perché la giornata alla Camera era iniziata all’insegna delle tensioni, specie dopo il nuovo affondo di Feltri contro il presidente della Camera e la querela al direttore de Il Giornale annunciata da Giulia Bongiorno, legale di Fini e presidente della commissione Giustizia. Proprio Fini, in apertura dei lavori d’Aula, rispondendo all’Idv ha detto che affronterà la questione “in sede politica e giudiziaria”, non certo nell’emiciclo di Montecitorio.
Nella lettera al premier non c’è traccia di rotture tantomeno di scissioni, quanto l’intenzione di far sentire la propria voce, nel partito e nella coalizione finora – è la critica degli ex aennini – troppo sbilanciata sulla Lega. Quattro i passaggi fondamentali, tenuti insieme da una raccomandazione: un intervento del leader del Pdl per “armonizzare le varie anime politiche e parlamentari” confluite nel partito unico. Primo: si chiede una consultazione permanente tra Berlusconi ( del quale si conferma la leadership) e Fini. Secondo: il Pdl deve conservare la sua natura di “partito del pensare, allenato alla discussione, avendo come priorità una solida e visibile democrazia interna”. Terzo: la convocazione di vertici di maggioranza estesi a tutto il Pdl “evitando la sensazione che dalle cene del lunedì venga fuori la linea dell’esecutivo e che questa sia di fatto condizionata dalla Lega a scapito del nostro partito”. Il riferimento all’asse di ferro Berlusconi-Bossi è evidente. Quarto: la necessità di dare al Pdl la struttura di una vera e propria forza politica, “a livello centrale e territoriale, facendo funzionare gli organi previsti dallo Statuto con periodicità e trovando in quella sede le soluzioni tra le varie posizioni di partenza su questioni a volte anche delicate che riguardano la coscienza dei singoli”. Infine un passaggio critico sull’editoriale di Feltri: nella lettera si giudicano “offensive e calunniose” le “reiterate affermazioni” del direttore de Il Giornale, anche per gli effetti che non solo a livello politico rischia di provocare.
Tuttavia, l’iniziativa di Bocchino suscita perplessità e mugugni nei ranghi aennini, specie tra i deputati vicini ai ministri La Russa, Matteoli e al sindaco di Roma, Alemanno. Pur ritenendo condivisibili i contenuti della lettera, in molti non hanno gradito il metodo. “Non ho firmato – spiega Viviana Beccalossi – perchè non ho condiviso il metodo. Così viene scavalcato La Russa, il nostro coordinatore nel Pdl”. E non è un caso se di lì a poco arriva la nota del ministro della Difesa secondo il quale “la missiva firmata da una parte degli ex di An potrebbe creare ulteriori problemi”. Gli fa eco Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, convinto del fatto che non ci sia bisogno di “creare momenti di divisione, ma realizzare quella coesione che gli elettori hanno invocato”.
Il finiano doc Donato La Morte, memoria storica di An, ribadisce la sintonia con il presidente della Camera spiegando di condividere quanto “ha detto a Gubbio e perciò ho firmato questa lettera”. La pensa diversamente Mario Landolfi che apprezza le parole di La Russa: “Non ho firmato perché ritengo che le buone intenzioni di chi ha predisposto l’iniziativa possano produrre effetti assolutamente indesiderati all’interno del Pdl. Il presidente Fini non ha bisogno di comitati”. Anche Altero Matteoli evidenzia che la firma “sulla lettera a Berlusconi, condivisibile per i contenuti, di una parte dei deputati può rappresentare un equivoco e allontanare l’indispensabile chiarimento”. Il ministro delle Infrastrutture apprezza poi le affermazioni del collega Tremonti e le “dichiarazioni distensive di alcuni colleghi parlamentari, in primis quelle di Cicchitto e Quagliariello”, oltre alla sollecitazione di La Russa. Il sindaco di Roma Alemanno osserva che il metodo della lettera seppure convidisibile nel merito, rappresenta una “strada che ci allontanerebbe dalla soluzione dei problemi interni al partito”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’analisi di Sandro Bondi che ricorda come quegli stessi contenuti siano stati già discussi e approvati pochi giorni fa nel vertice tra Berlusconi, i coordinatori del Pdl, i capigruppo di Camera e Senato e i loro vice. Il coordinatore nazionale del partito non nasconde “l’amarezza di chi dal ‘gruppo di Todi’ fino ai lavori dell’assemblea costituente del partito unitario, si è sempre impegnato con la forza della politica e delle idee, per il raggiungimento di un traguardo che continuo a ritenere storico e indispensabile per il futuro dell’Italia”.
Duro il giudizio di Denis Verdini che bolla la lettera degli ex An come “pleonastica” e incline a un “un vecchio modo di fare politica”. Per il coordinatore nazionale del Pdl “nel giorno in cui Berlusconi e il suo governo conseguono un risultato straordinario, quale quello di consegnare a tempo di record le case ai cittadini di Onna” confermando l’impegno assunto con gli abruzzesi “di tutto c’era bisogno tranne che di una polemica interna al Pdl, con una lettera pleonastica i cui contenuti erano già stati discussi e approvati fra il presidente Berlusconi, i tre coordinatori nazionali e i capigruppo e vice vicari di Camera e Senato".