Governo. Ministri ex An e Alemanno: “Orgogliosi al fianco di Berlusconi nel Pdl”
23 Gennaio 2011
di redazione
Di fronte al tentativo di "gettare fango su Berlusconi" con "iniziative persecutorie" che durano da 17 anni, i ministri e gli esponenti ex An tutt’ora nel Pdl o al governo, come il Sindaco di Roma, tre ministri, un sottosegretario e il capogruppo al Senato, difendono il premier e rivendicano il lavoro svolto insieme. È il contenuto della lettera aperta a "Il Giornale" dal titolo "Noi ex di An orgogliosi di stare al fianco di Berlusconi nel Pdl", firmata dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, dai ministri Ignazio La Russa, Altero Matteoli, Giorgia Meloni, dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano e dal capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri.
Il berlusconismo, scrivono, ha avuto il merito di rendere "orgogliosi" gli italiani che sono maggioranza, di non farli sentire dei "minorati" perché appartengono a "famiglie normali", danno "figli alla Patria e alle sue missioni", vorrebbero vivere in "quartieri in cui la convivenza non sia posta a rischio dall’immigrazione clandestina".
Nella lettera, il primo cittadino della Capitale e gli altri esponenti del Pdl provenienti da An, rivendicano di aver difeso i valori della maggioranza degli italiani, dalla famiglia al caso Englaro, dal referendum sulla procreazione assistita alla politica della sicurezza. Del centrodestra, scrivono, "siamo parte fin dall’inizio e al suo interno intendiamo continuare ad operare, per il bene della nostra patria".
Quanto all’inchiesta di Milano sul caso Ruby, viene definita "l’ultima in ordine di tempo" fra le "iniziative persecutorie" che è "esemplare per il carattere strumentale e persecutorio nei contenuti (ipotesi di reati che trovano smentita negli stessi documenti del procedimento), nelle forme" (per le 400 pagine del decreto di perquisizione) e quindi "negli obiettivi: gettare fango su Berlusconi".
"È grave – si legge inoltre in un passaggio della lettera degli ex An – che chi ci chiede coerenza non colga che una parte della magistratura italiana ha da tempo assunta su di sé una funzione militante, tesa a vanificare l’azione di governo (si pensi al terreno dell’immigrazione) e di chi guida il governo, e addirittura a sanzionare i comportamenti che valuta non già illeciti, bensì immorali". "Rispettare i poteri e gli ordini dello Stato – sottolineano – non significa avallare il tentativo di una parte di loro di svolgere funzioni che non le competono. Sul piano politico, spetta agli elettori decidere se e in quale misura comportamenti privati incidano sulla scelta di chi chiamano al governo. La destra italiana intende continuare, con questo governo e con chi lo guida – così come è avvenuto finora – il lavoro intrapreso per dare seguito alla volontà della maggioranza degli italiani".
Immediata la replica del presidente dei deputati di Futuro e libertà per l’Italia Italo Bocchino: "Mi sembra una excusatio non petita. È un modo per difendere se stessi, più che Silvio Berlusconi". I ministri La Russa, Matteoli, Meloni, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri, secondo Bocchino, il sottosegretario Alfredo Mantovano, hanno dovuto "rispondere ad una forte pressione che viene da chi si riconosce nei valori della destra e che di fronte a quanto emerge sembra rendersi conto dell’impossibilità di proseguire un percorso comune con Silvio Berlusconi".
Il presidente dei deputati Fli sottolinea che per gli elettori di destra "è difficile rassegnarsi a come vengono trattati certi valori: dalla tutela della dignità nazionale, siamo passati al danno della dignità nazionale, dalla difesa della legalità, all’attacco a chi tutela la legalità". "E poi: l’etica pubblica calpestata, la famiglia mortificata, la meritocrazia sostituita dal casting, lo stravolgimento del rapporto intergenerazionale… Insomma – conclude Italo Bocchino – gli ex di An si son dovuti difendere dalle accusa di come sia possibile ritrovarsi a sostenere il bunga-bunga al posto della legalità".