Governo. Prove di dialogo su giustizia, la tensione resta alta

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Governo. Prove di dialogo su giustizia, la tensione resta alta

09 Ottobre 2010

Destinati a dialogare – o forse ‘costretti’ per evitare una rischiosa campagna elettorale che gli elettori non apprezzerebbero: Pdl, Fli e Lega provano a dar vita ad una nuova fase di confronto su giustizia e federalismo. Dialogo che tuttavia continua ad incontrare ostacoli, come emerge dal dibattito sull’ipotesi di riforma della legge elettorale e dallo scontro sul Copasir.

La maggioranza prova ad intraprendere un nuovo cammino anche sulla scia del discorso programmatico di Berlusconi alle Camere, ma restano ancora da smaltire le scorie del duro scontro degli ultimi mesi. Sulla giustizia il Pdl sembra pronto a mettere in secondo piano il processo breve e le intercettazioni per concentrarsi sul lodo Alfano. Pur ponendo dei paletti, come il "no" a ipotesi di commissione sulla magistratura, Fli apre al confronto.

Quanto al federalismo Gianfranco Fini sottolinea che non può basarsi sulla "inesistente identità padana", ma il leghista Roberto Calderoli, pur chiamato indirettamente in causa, evita la polemica e annuncia un incontro proprio con il presidente della Camera per "illustrargli gli ultimi decreti".

Insomma, nella maggioranza c’è qualche segnale di disgelo, ma non mancano terreni di scontro come quello della legge elettorale. Per Fini, infatti, "bisogna cambiarla e, quale che sia la soluzione che si adotta, avvicinare l’elettorato all’eletto". Secondo il leader di Fli, inoltre, "il dibattito si deve fare, già in questa legislatura". Affermazioni sulle quali cala il gelo di Cicchitto: "Il problema per gli italiani non è cambiare legge". Proprio Cicchitto dà invece segnali distensivi sulla giustizia: pur ribadendo la necessità di "mettere al riparo dagli abusi" di pm politicizzati "il premier e le massime cariche dello Stato", afferma che il processo breve è solo una "arma di riserva".

Quanto all’altro provvedimento inviso ai finiani, le intercettazioni, per il capogruppo del Pdl a Montecitorio è un argomento che "resta sullo sfondo". A sorpresa Fabio Granata, additato come uno dei ‘falchi’ di Fli, apre al dirigente berlusconiano. "Su processo breve e intercettazioni – spiega – non c’è possibilità di compromesso, mentre sul lodo Alfano, Fini è stato chiaro: il confronto può iniziare". Cicchitto, aggiunge, "viene dalla scuola della politica, sa dialogare ed è uno dei pochi nel Pdl".

Segnali di disgelo arrivano anche sul federalismo. La terza carica dello Stato mette in guardia dal "fascino per un’inesistente identità padana" e fa appello ad una logica più "solidale" che competitiva per evitare la "disgregazione" del Paese. La Lega replica con una inaspettata apertura. Calderoli non polemizza e scommette sul "rilancio della legislatura proprio grazie al federalismo". Quanto alla Padania, il ministro della Semplificazione dice che "anche Fini si accorgerà che esiste", come quando si scoprì che la "terra è rotonda".

La tensione, intanto, cresce sul caso Copasir. La richiesta del Pdl di un incontro con il presidente della commissione Massimo D’Alema e i presidenti di Camera e Senato, per consegnare loro una documentazione su fughe di notizie, scatena la reazione di Fli. "Non ho mai detto nulla ai giornali su notizie riservate, cosa su cui anche i colleghi del Pdl erano pronti a giurare", spiega Carmelo Briguglio, deputato finiano e membro della commissione. "L’aggressione del Pdl è istituzionalmente sgradevole e politicamente scorretta", fa eco Italo Bocchino, presidente dei deputati di Fli. Dura la replica di Cicchitto che chiede le dimissioni di Briguglio.