Grecia. 10 milioni di persone alle urne per le elezioni anticipate
04 Ottobre 2009
di redazione
Urne aperte dalle 7 del di questa mattina per 12 ore consecutive in Grecia, dove circa 9,8 milioni di elettori sono chiamati al rinnovo dei 300 seggi del Parlamento di Atene.
Atene dovrà scegliere un nuovo governo in grado di farla uscire da una crisi che è economica, ma anche politica e morale. Le elezioni anticipate sono state convocate un mese fa dal primo ministro del partito conservatore Nuova Democrazia, Costas Karamanlis. Dopo dopo cinque anni e mezzo di governo, stando ai sondaggi sulle intenzioni di voto, Karamanlis cederà il passo al socialista Georges Papandreu, leader dell’opposizione e del Pasok che lo sfida per la terza volta.
Ambedue rampolli di due potenti dinastie che hanno dominato la scena politica fin dagli anni Cinquanta, sia il 53enne Karamanlis sia il 57enne Papandreu hanno promesso di portare la Grecia fuori dalla crisi politica e di eliminare la corruzione. A proporsi come "ago della bilancia" e arbitro dal volto nuovo tra i due discendenti delle dinastie politiche che per oltre 50 anni hanno deciso la politica greca c’è anche George Karatzaferis, ex bodybuilder e impresario rock 62enne. Leader del partito popolare ortodosso Laos, Karatzaferis propugna una politica estera muscolare nei confronti della Turchia e anche della vicina Macedonia, sostenendo che quest’ultima rappresenta una minaccia soltanto perché ha adottato un nome di una regione dell’antica Grecia. Per le pressioni interne del Laos quest’anno il governo di Atene è stato costretto a porre il veto alla richiesta di adesione alla Ue e alla Nato della Macedonia, ricorda il quotidiano britannico The Times. Interpretando il sentimento popolare, il Laos ha duramente criticato anche la crescente immigrazione senza controlli. "Non si può più camminare per strada la notte", ha denunciato il candidato del Laos George Georgiu, dando voce alle lamentele di tanti ateniesi.
I socialisti di Giorgio Papandreu appaiono i grandi favoriti dopo sei anni di potere del centrodestra di Costas Karamanlis travolto da recessione globale, scandali e insicurezza. Secondo tutti i sondaggi il Pasok, sconfitto nel 2004 e nel 2007 ma tornato primo partito alle europee di giugno, vincerebbe con uno scarto intorno al 6%, anche se per Nuova Democrazia (ND) del premier tale vantaggio si sarebbe ridotto negli ultimi giorni. Se fosse vero, il Pasok rischierebbe di non avere il 41% necessario ad assicurarsi, in virtù del premio di maggioranza, i seggi per governare e consentirgli di mantenere la promessa di tirare il paese fuori dalla crisi.
Dopo anni di forte crescita, il tasso di incremento del Pil precipiterà a fine 2009 sotto lo zero. Sono colpiti tutti i principali settori dell’economia: marina mercantile, turismo e costruzioni. E le stime del deficit sono quasi raddoppiate raggiungendo il 6% del Pil. Ma con l’avvertimento del governo che a dicembre si potrebbe toccare l’8% se vincesse il Pasok con il suo piano "irrealistico e populista". La disoccupazione avanza, ufficialmente all’8,6%, e l’enorme debito pubblico supererà a fine anno il 100% del Pil. Karamanlis ha chiesto all’Ue tempo fino al 2011 per riportare il deficit di bilancio sotto il 3%, ma Bruxelles aspetta di vedere il piano di risanamento che gli presenterà il nuovo premier.
Karamanlis ha assicurato che il suo programma di privatizzazioni, riforma dell’amministrazione pubblica, fiscale, riduzione delle spese e sacrifici per tutti è quello che ci vuole per uscire dalla recessione e garantire "una ripresa a lungo termine". Ed ha messo in guardia contro le "promesse irrealistiche" del Pasok accusandolo di aver lasciato un debito pubblico "moltiplicato per cento". Papandreu ha promesso il rilancio dell’economia grazie a nuovi investimenti e allo ‘sviluppo verde’, garantendo protezione ai salari e alle pensioni per favorire consumi e ripresa. Il tutto senza nuove tasse per i lavoratori ma finanziato con la riduzione delle spese statali e una riforma fiscale rivolta ai grandi proprietari, Chiesa inclusa.
La gravità dei tempi ha fatto passare in secondo piano i due altri cardini della crisi greca: la corruzione, che la situazione economica rende ormai inaccettabile, e il disagio giovanile e sociale che, aggravato dall’impoverimento generale, trova sfoghi anche violenti. Come lo scorso dicembre quando l’uccisione da parte della polizia di un quindicenne scatenò una grave ondata di disordini. E il movimento anarchico e i gruppi armati che ad esso si rifanno non hanno cessato di attaccare governo, opposizione, banche e polizia per ricordare che chiunque andrà al potere dovrà fare i conti con loro. Karamanlis aveva fatto della lotta alla corruzione il perno della sua vittoriosa campagna elettorale del 2007, ma da allora il suo governo è caduto preda di diversi scandali. Papandreu ha avvertito che non è possibile risanare l’economia senza affrontare la ‘questione moralè, ed ha promesso di farlo.
Ma gli credono i greci? I sondaggi dicono che voteranno per lui soprattutto per protesta e per un cambio. Ma il 45%, stanco del "bipartitismo ereditario" dei Karamanlis e dei Papandreu, non sembra fidarsi di nessuno dei due rampolli delle dinastie che continuano a spartirsi il potere.
Alle ultime elezioni del settembre 2007 i conservatori avevano ottenuto il 41,8% dei consensi e 152 seggi; il Pasok il 38,1% dei voti e 102 seggi. Tra i partiti che dovrebbero superare la soglia di sbarramento del 3% ci sono i comunisti del Kke, la coalizione di sinistra radicale Syriza e gli ultraconservatori ortodossi del Laos. Il voto in Grecia è obbligatorio e i primi exit poll sono attesi subito dopo la chiusura dei seggi, a partire dalle 19 italiana.