Hillary vince in Pennsylvania, ma Pennsylvania Avenue è lontana

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Hillary vince in Pennsylvania, ma Pennsylvania Avenue è lontana

Hillary vince in Pennsylvania, ma Pennsylvania Avenue è lontana

23 Aprile 2008

Per Hillary Clinton quella maturata in queste ore in Pennsylvania potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro. Hillary ha vinto nettamente con il 55 per cento dei voti, 10 punti più di Obama. Tuttavia, il sistema elettorale non l’aiuta: nelle primarie in Pennsylvania, infatti, i delegati vengono assegnati in proporzione ai voti ottenuti. Quindi, anche questo successo convincente non le permette comunque di agguantare un numero soverchiante dei 158 delegati in palio. Sia Obama che Hillary sono ancora lontani dalla cifra magica dei 2025 delegati per ottenere la nomination.

Tuttavia, il primo mantiene una solida leadership e, ogni giorno che passa, l’incoronazione sembra più vicina. Dal canto suo, la senatrice di New York (per convincere i superdelegati) ricorda (non senza ragioni) di aver vinto in quegli Stati politicamente incerti (swing States), come appunto la Pennsylvania, che saranno decisivi il 4 novembre. E ribadisce che non ha alcuna intenzione di ritirarsi prima della Convention di Denver a fine agosto. “Molti – ha affermato nel suo victory speech in Pennsylvania – hanno detto che dovevo abbandonare la corsa. Sapete, gli americani non mollano e si meritano un presidente che non molla”. Obama, intanto, è già volato in Indiana, dove si voterà il 6 maggio.

Per oltre un mese (le ultime primarie si erano tenute nel Mississippi l’11 marzo) i due candidati democratici hanno percorso la Pennsylvania in lungo e largo.

I cittadini del grande Stato, che dà il nome alla Avenue in cui si erge la Casa Bianca, sono stati bombardati da spot elettorali, telefonate e volantini. Migliaia di volontari sono scesi in campo per conquistare gli indecisi. Obama ha speso il doppio di Hillary nel tentativo di chiudere la partita o perlomeno di limitare l’entità della sua vittoria annunciata. Interpellato dal “New York Times”, alla vigilia del voto, l’esperto di media Neil Oxman ha calcolato che, in Pennsylvania, Obama ha speso la cifra record di 9 milioni di dollari per spot televisivi, più del doppio di Hillary. Se lo può permettere: nel solo mese di marzo, Obama ha raccolto 42 milioni di dollari, mentre Hillary si è fermata a 20. Il senatore afro-americano si conferma dunque un fundraiser impareggiabile. (McCain a marzo ha incamerato 15 milioni di dollari).

La strategia di Barack Obama in Pennsylvania ha puntato sulle città, in particolare Philadelphia dove vive una grande comunità afro-americana. Clinton si è, invece, concentrata sul voto delle zone rurali più conservatrici e su Pittsburgh, città a forte densità cattolica. Anziani, donne, classe operaia e appunto cattolici sono i quattro blocchi che hanno consentito ad Hillary di prevalere su Obama in questo Stato.

La Pennsylvania era davvero l’ultima spiaggia per Hillary. Leon Panetta, già capo dello staff di Bill Clinton, ha riconosciuto che una sconfitta in questo passaggio delle primarie avrebbe annullato ogni chance presidenziale di Hillary. E la senatrice, consapevole della situazione, ha sparato tutte le cartucce: al fine di accreditarsi come leader forte, a urne aperte, ha dichiarato che da presidente sarebbe pronta ad attaccare l’Iran qualora colpisse Israele.

La campagna elettorale, nella settimana precedente il voto in Pennsylvania, ha assunto toni molto accesi con un reciproco e insistito scambio di accuse tra Hillary e Obama. Fino a poche settimane fa, il vantaggio della ex First Lady in Pennsylvania era del 20 per cento. Un margine che si è andato sgretolando giorno dopo giorno. Hillary ha perciò sfilato i guanti ed ha infilato i guantoni per tenere a distanza il senatore dell’Illinois e recuperare terreno. Una tattica riuscita. Ma a quale prezzo? Obama ha contrattaccato con una serie di dichiarazioni al vetriolo all’indirizzo della sua avversaria. Quando gli è stato chiesto se il confronto non avesse raggiunto una temperatura eccessiva, ha reagito: “Quando prendi troppe gomitate, poi cominci a restituirle”. Il senatore dell’Illinois è arrivato a definire la sua avversaria un personaggio politico “compromesso” con i poteri forti di Washington.

Hillary e Obama si sono beccati su tutto in questi ultimi giorni. E’ stato perfino realizzato un videoclip, stile playstation, nel quale Hillary e Obama si sfidano in un match di Wrestling. Ognuno ha detto dell’altro che non è adatto a governare il Paese. Quando Obama ha dichiarato che tutti e tre i candidati rimasti sono “meglio di Bush”, la senatrice di New York lo ha fulminato: “I Democratici hanno bisogno di un candidato che contrasti John McCain, non di uno che lo elogi”.

E, così, mentre i due candidati bruciano decine di milioni di dollari l’uno contro l’altro, lo scontro in atto danneggia entrambi a livello di immagine. Colpita è soprattutto quella di Hillary Clinton che, secondo un recente sondaggio “ABC-Washington Post”, è valutata negativamente dal 54 per cento degli americani, il 14 per cento in più di quanto rilevato a gennaio scorso. McCain ringrazia.

(pubblicato alle 8.15)