Il Cardinal Bagnasco ritiene “grottesche” le accuse alla chiesa
23 Marzo 2009
di redazione
Sono grottesche le accuse di ingerenza ideologica rivolte alla Chiesa nella vicenda Englaro. Si è trattato di un caso particolarmente rilevante che riguardava la vita umana. Sono le considerazioni del cardinale Angelo Bagnasco, che ieri pomeriggio ha aperto i lavori del Consiglio episcopale permanente. "Ha qualche componente grottesca", ha detto il porporato, "il fatto che si sia tentato di far passare la tribolata vicenda – con profili in realtà civilmente tanto rilevanti e potenzialmente tanto intrusivi rispetto al vissuto di ciascuno – come mera conseguenza di un altolà della Chiesa, ossia come un’iniziativa di polemica ideologica, quando di ideologia qui non c’era nulla, ma solo concretezza palpitante di vita e pertinenza all’umano dell’uomo".
Quindi ha spiegato: "Allorchè un cuore batte in autonomia, il corpo è caldo, i polmoni respirano, gli occhi si aprono alla luce del giorno e poi si chiudono, come si può parlare di morte? E cosa c’entrano i guelfi e i ghibellini? Qui c’entra anzitutto il vero, c’entra il reale-concreto, non perchè sia alienante il riferimento al progetto di Dio sulle proprie creature, anzi, ma perchè nessuno può darsi impunemente degli alibi allorchè si tratta di constatare che si va verso l’alterazione del principio di eguaglianza tra tutti i cittadini".
"Per questo motivo ci ha causato una grande tristezza la storia dolorosa eppure umanissima di Eluana, con l’obnubilamento in cui si è caduti circa i limiti che sono intrinseci all’esistenza terrena, quasi che essa potesse esistere solo nei termini in cui la desideriamo noi, priva di imperfezioni e asperità, di imprevisti o evenienze, che comunque fanno parte del suo impasto".
Il cardinale ha aggiunto che nel recente viaggio del Papa in Africa la polemica pretestuosa sul preservativo ha superato il limite e "non ci si è limitati a un libero dissenso, ma si è arrivati a un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici. L’irrisione e la volgarità tuttavia non potranno far mai parte del linguaggio civile, e fatalmente ricadono su chi li pratica".
Del resto, ha sottolineato il presidente della Cei, "la conferma più significativa circa la pertinenza delle parole del Papa sull’argomento è venuta da quanti, professionisti, politici e volontari, operano nel campo della salute e dell’istruzione. C’è da promuovere un’opera di educazione ad ampio raggio, che va inquadrata nella mentalità degli africani e si concretizza in particolare nella promozione effettiva della donna; soprattutto bisogna alimentare le esperienze di cura e di assistenza, finanziando la distribuzione di medicinali accessibili a tutti".
"Com’è noto la Chiesa, compresa quella italiana, è coinvolta con persone e mezzi in questa linea di sviluppo. Ma chiediamo anche ai governi di mantenere i propri impegni, al di là della demagogia e di logiche di controllo neo-colonialista. E mentre invitiamo i diversi interlocutori a non abbandonare mai il linguaggio di quel rispetto che è indice di civiltà – ha proseguito l’arcivescovo di Genova – vorremmo anche dire, sommessamente ma con energia, che non accetteremo che il Papa, sui media o altrove, venga irriso o offeso. Per tutti egli rappresenta un’autorità morale che questo viaggio ha semmai fatto ancor più apprezzare".