Il Cav. risponde al fango con la politica pura e pensa al presidenzialismo
13 Ottobre 2009
Con la consueta, grande intuizione, Berlusconi ha capito che occorre spostare il terreno dello scontro in atto dalla guerriglia mediatica e giudiziaria al piano della politica pura, ove il centro-destra gode di un indubbio vantaggio, in termini di capacità progettuale e di consensi.
Da qui l’idea, che sta affiorando, di rilanciare il cammino delle riforme istituzionali e di mettere nell’agenda, in modo concreto, il cambiamento della forma di governo e più in generale di effettuare, come direbbe Machiavelli, un ‘ritorno al principio’, cioè un ritorno alle ragioni originarie di quella rivoluzione liberale, la cui realizzazione è e resta il senso della missione politica di Berlusconi e del centro-destra.
Per quanto attiene alle politiche economiche e sociali, tale ‘ritorno al principio’ corrisponde ad un forte bisogno presente nel tessuto produttivo del paese, specie del Nord, come ha ripetutamente sottolineato Panebianco sul “Corriere della Sera”.
Per quanto concerne le riforme istituzionali, occorre ribadire che il centro-destra, quasi sin dalla sua nascita, ha individuato un progetto unitario di riforma, che ha tre pilastri fondamentali e irrinunciabili: Stato federale, repubblica (semi-)presidenziale, democrazia maggioritaria. In tale trinomio hanno trovato una sintesi virtuosa le diverse culture politiche che compongono il centro-destra: se il federalismo è la grande novità nella forma dello Stato introdotta dalla Lega, il presidenzialismo è il suo necessario contrappeso, nel quale i partiti confluiti nel Pdl, Forza Italia e Alleanza Nazionale, avevano sin dall’inizio indicato la forma di governo più opportuna per il paese.
Corollario di queste riforme è il completamento di quel cammino verso una democrazia bipolare, tendenzialmente bipartitica, cammino iniziato con il crollo della Prima Repubblica, e che solo una legge elettorale maggioritaria può garantire.
Questi tre pilastri si implicano reciprocamente, componendo un tutto organico: il federalismo richiede il riequilibrio presidenzialista, come garanzia dell’unità nazionale; il presidenzialismo, a sua volta, è incompatibile con il proporzionalismo e una democrazia partitocratica; reciprocamente, data la mutevolezza delle leggi elettorali e la volatilità tendenziale del sistema politico italiano, solo il presidenzialismo può stabilizzare una democrazia bipolare.
Come chiarì energicamente Berlusconi in un’intervista che rilasciò a fine 2008 a “Il Giornale”, il compito della legislatura, dopo aver realizzato il federalismo, è quello di introdurre finalmente nel nostro paese “una democrazia moderna e bipartitica, con due grandi partiti in gara per il bene dell’Italia, un presidente eletto dal popolo, una sola Camera legislativa con meno parlamentari e un premier con gli stessi poteri dei suoi colleghi europei”.
Occorre ripartire da qui. Questa è la strada per restituire al popolo quella sovranità, che in troppi stanno cercando di sottrargli.