Il centrodestra vince anche i ballottaggi ed espugna la rossa Mantova

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Il centrodestra vince anche i ballottaggi ed espugna la rossa Mantova

13 Aprile 2010

E’ finita due a due: Mantova e Vibo Valentia al centrodestra, Matera e Macerata al centrosinistra. Il pareggio ai ballottaggi chiude la partita delle amministrative ma il dato complessivo che resta agli atti è l’avanzata del Pdl, dal nord al sud. Effetto regionali, si potrebbe dire. Col risultato “storico” di Mantova, l’ultima roccaforte rosse in terra lombarda sulla quale il centrodestra ha issato la propria bandiera. 

Ma altrettanto significativi sono i dati di Vibo Valentina in Calabria e dei sei comuni  campani al voto, quattro dei quali passano al Pdl, con in testa il polo industriale di Pomigliano d’Arco che segue la vittoria al primo turno a Castellammare di Stabia, altro comune strategico di una regione che proprio il Pdl col neo-governatore  Stefano Caldoro ha conquistato due settimane fa, archiviando così l’era Bassolino.

Certo, anche in questa tornata elettorale ha pesato – e non poco – il dato dell’astensionismo: nei  quarantuno comuni al voto alle urne è andato solo il 58,7 per cento degli aventi diritto mentre al primo turno (il 28 e 29 marzo) la percentuale aveva raggiunto quota 74,3%: un calo consistente, pari a quindici punti e mezzo. In Lombardia la sfida tra i due schieramenti finisce cinque a tre per il centrodestra. E a Mantova Pdl e Lega, dopo sessantacinque anni, espugnano l’ultimo fortino della sinistra dove Nicola Sodano supera di quasi cinque punti il sindaco uscente e ricandidato Fiorenza Brioni: 52,2 per cento dei voti contro il 47,8 dell’esponente di centrosinistra sostenuto da Pd, Idv, liste civiche e perfino dall’Udc. Ma l’apparentamento coi centristi non ha portato benefici al centrosinistra in quella sorta di laboratorio politico tenuto sotto osservazione dai vertici nazionali del Pd. Proprio Mantova, infatti, era stata scelta dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani per chiudere venerdì scorso la campagna elettorale per i ballottaggi, ma il responso delle urne ha trasformato l’auspicio del leader democrat in un’amara realtà. Il candidato di Pdl e Lega ha ottenuto mille voti in più, 11.821 contro i 10.830 di Fiorenza Brioni,  riuscendo così a ribaltare l’esito del primo turno quando la Brioni aveva conquistato il 40,40 per cento contro il 35,61 di Sodano. Dunque, una vittoria che vale doppio e per la quale si è rivelato decisivo l’apparentamento della lista civica “Benedini per Mantova” che due settimane fa aveva incassato oltre l’8 per cento dei consensi. Il Pd rimane comunque il primo partito della città lombarda con il 26,86, seguito dal Pdl con il 25,25 e dalle Lega col il 10, 18.

Ma al Nord c’è un’altra sfida – questa volta tutta interna al centrodestra – sulla quale nei giorni scorsi si era concentrata l’attenzione degli esponenti pidiellini e leghisti impegnati nella competizione elettorale ciascuno col proprio candidato: Vigevano. Il derby se l’è aggiudicato il Carroccio che ha stravinto con percentuali “bulgare”:  Andrea Sala è stato eletto sindaco col 72,78 per cento dei suffragi contro  il 27, 21 di Antonio Prati sostenuto da Pdl, Udc, lista civica.  Altro elemento che nelle file leghiste evidenziano è uno spostamento di consensi dal candidato del Pdl verso Sala. Al primo turno, Prati aveva totalizzato più di novemila voti, ma al ballottaggio la cifra si è fermata a quota cinquemilaseicento, mentre i voti di Sala sono passati da diecimilaseicentoquarantadue a circa quindicimila. Un trend quello dei ballottaggi che secondo il ministro Roberto Calderoli conferma “un clamoroso risultato per la maggioranza” ma al tempo stesso “un altrettanto clamoroso risultato per la Lega Nord, che conquista anche il comune di Vigevano da sola, contro tutto e tutti”.

Tra gli altri comuni del Nord al voto, da segnalare la vittoria della Lega a Parabiago (Lombardia) e a Castelfranco Veneto con Luciano Dussin (parlamentare), ma anche quella del Pdl in Emilia a Comacchio, dove dopo sessant’anni di giunte monocolore è eletto sindaco Paolo Carli, sostenuto da Pdl e Lega. Nel Piemonte del neo-governatore Cota, Valenza dopo mezzo secolo ha un sindaco di centrodestra l’imprenditore Sergio Cassano. Una svolta, per la città dell’oro, che finora si era colorata d’azzurro solo per le politiche. Oltre a Mantova, il centrodestra espugna un altro capoluogo di provincia, feudo della sinistra. Questa volta a Vibo Valentia, in Calabria. Nicola D’Agostino sostenuto da Pdl e due civiche ha ottenuto il 59,2 per cento delle preferenze contro il 40,7 di Michele Soriano, candidato di Pd, Idv, Sel e alcune civiche. Complessivamente nella terra del neo-governatore Giuseppe Scopelliti (Pdl) il centrodestra si aggiudica la guida amministrativa di tre comuni  sui cinque al voto.  Un dato che, osserva lo stesso Scopelliti, dimostra  un "radicamento territoriale che lascia presagire un’onda lunga del consenso registrato alle regionali. La coalizione vince nell’unico capoluogo di provincia chiamato alle urne, e consolida la sua presenza in centri di importanza strategica”. Particolarmente significativo il risultato a San Giovanni in Fiore, da sempre feudo rosso e considerata dagli osservatori politici una "Bologna del Sud".  Qui Antonio Barile (sostenuto da Pdl, Udc e una civica) ha vinto col 64,48 per cento dei suffragi lasciando l’avversario del Pd Giuseppe Belcastro al palo di un modesto 35,51per cento.

Resta tuttavia l’amarezza per il risultato di Lamezia Terme e per Gioia Tauro dove il centrodestra ha tentato la spallata con le candidature di due parlamentari: la senatrice Ida D’Ippolito (Lamezia) e  Umberto Pirilli. A Lamezia c’è poi un caso nel caso: se a vincere è stato il centrosinistra, secondo i dati del Viminale, la maggioranza in consiglio comunale è di centrodestra. Un’anomalia di non poco conto che condizionerà i lavori e le scelte dell’amministrazione locale.

Analogo trend in Campania dove il centrodestra vince a Pomigliano d’Arco, polo industriale alle porte di Napoli. Lello Russo è stato eletto sindaco col 55,5 per cento dei voti distanziando di dieci punti (44,5) l’avversario del centrosinistra. Una vittoria per certi aspetti storica in quella che fino a ieri è sempre stata considerata la “Stalingrado del Sud” e che racchiude in sé un significato simbolico nella marcia di avvicinamento che il centrodestra ha già intrapreso verso la conquista del Comune di Napoli. Un percorso aperto dalla vittoria alle regionali di Stefano Caldoro verso quella che gli esponenti del Pdl non esitano a definire “la primavera della Campania”.  Oltre Pomigliano, sono altri tre comuni – sui sei al ballottaggio – che vanno al centrodestra: Bacoli, Terzigno e Sant’Anastasia. A Bacoli si afferma Schiano  col 56,5 per cento rispetto al 43,5 dell’esponente di centrosinistra Giampaolo. Nella cittadina vesuviana di Terzigno, Auricchio ha ottenuto il 61,64 per cento dei consensi lasciando il candidato del centrosinistra Annunziata fermo al 38,35 per cento. A Sant’Anastasia vince Esposito, con un risultato che supera il 63 per cento contro il 37 per cento di voti raccolti da Barone per il centrosinistra. Un risultato più che buono per il Pdl se si considera che ha sfiorato la vittoria a Caivano mentre a Mugnano di Napoli la poltrona di sindaco la conquista il candidato dell’Udc. Un successo costruito “tassello dopo tassello” commenta il coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino, mentre il ministro Mara Carfagna sottolinea l’avanzata del partito anche nei ballottaggi i cui risultati “tra i quali spiccano quelli di Mantova, Pomigliano d’Arco e Tivoli, città tradizionalmente vicine alla sinistra, dimostrano che gli italiani preferiscono i fatti del governo alle parole dell’opposizione”.

L’analisi del voto torna nelle parole del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini per il quale anche nel doppio turno amministrativo il partito ha conquistato "altri due comuni capoluogo e quindici comuni superiori ai 15mila abitanti”. Certo, osserva, il problema dell’astensionismo salito per i ballottaggi del 15 per cento rispetto al primo turno è stato un elemento penalizzante e questo ”deve far riflettere sull’opportunità del doppio turno, che porta ad eleggere i sindaci con meno voti di quanti ne abbiano presi al primo turno”. Un messaggio neanche troppo velato per i sostenitori del doppio turno – Fini e Bocchino in testa, oltre a D’Alema e buona parte del Pd  –  che propongono di legare le riforme istituzionali alla revisione della legge elettorale.  Tuttavia, conti alla mano, Verdini evidenzia che sommando primo turno e ballottaggi “il centrodestra ha conquistato quattro comuni capoluogo dei nove al voto, contro i due che aveva vinto nelle precedenti amministrative. Ma anche nella rossa Macerata, dove abbiamo perso per appena 126 voti, il Pdl si è rafforzato e si candida seriamente come alternativa di governo locale”.

Quanto ai comuni sopra i quindicimila abitanti il centrodestra “ne ha conquistati 32, contro i 26 amministrati in precedenza. Ma va sottolineato il crollo del centrosinistra, che ha perso ben 17 comuni, passando da 38 a 21. Altri 11 comuni superiori ai quindicimila abitanti, infatti, sono andati a liste civiche o piccole coalizioni che non possono identificarsi pienamente né con il centrodestra, né con il centrosinistra”, ricorda Verdini. Certo che la sconfitta del Pdl a Macerata e Matera lascia l’amaro in bocca anche perché la sfida si è giocata sul filo di lana. Se si escludono i quattro capoluoghi di provincia, il quadro complessivo negli altri 36 comuni (fatta eccezione per Roseto Valfortore in Puglia, comune con meno di quindicimila abitanti dove si è andati al ballottaggio perché nel primo turno i due candidati erano arrivati pari e dove il sindaco è stato eletto con soli nove voti di scarto), il centrodestra conquista la maggior parte delle amministrazioni (circa una ventina) rispetto al centrosinistra che se ne aggiudica una decina.

Non mancano i casi particolari: dopo Montenero di Bisaccia, sua città natale, Antonio Di Pietro perde anche Termoli, il centro più importante del Basso Molise, la zona dove il leader Idv è cresciuto e ha studiato: al ballottaggio ha vinto il candidato del centrodestra, Basso Di Brino, che ha sconfitto il candidato sostenuto dall’Idv, Filippo Monaco. Ora la vittà passa al centrodestra dopo essere stata amministrata negli ultimi anni proprio da un sindaco dipietrista. Infine in Puglia, da segnalare la vittoria del Pdl a Cerignola con Giannatempo e nel Lazio a Tivoli con Gallotti, mentre in Toscana dopo dieci anni il centrosinistra riconquista la roccaforte del Pdl con Lombardi.

Il computo definitivo di queste elezioni delinea un quadro complessivo nel quale il centrodestra conferma la propria avanzata non solo per le regioni conquistate ma anche per le province e i comuni che mette nel proprio carniere. Se nelle regioni il duello tra i due schieramenti finisce sette a sei per il centrosinistra (col centrodestra che vince al Nord ma anche in Lazio, Campania e Calabria), quattro province su quattro vanno alla coalizione Pdl-Lega (tre a uno il precedente), mentre 5 comuni sono appannaggio del centrosinistra e quattro del centrodestra (7 a 2 il precedente).