Il dilemma di Bocca su Stefano Cucchi

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Il dilemma di Bocca su Stefano Cucchi

12 Novembre 2009

Pregiatissimo pezzo di Giorgio Bocca oggi sulla prima pagina di Repubblica. Titolo privo di senso ma solenne come si addice agli articoli del sommo giornalista: "L’autorità del male", un pizzico di Hannah Arendt in salsa D’Avanzo. Immaginiamo Ezio Mauro col mal di pancia ma senza via d’uscita. Il tema? La tragica morte di Stefano Cucchi. La tesi? Non rintracciabile.

Bocca ce la mette tutta, enuncia il suo scopo sin dall’inizio quando dice: "Vediamo di parlare del caso Cucchi da un punto di vista sociologico". Ma subito si perde e combina danni. Ecco la sociologia: "Stefano Cucchi rappresenta un pericolo per l’ordine sociale? E perché? Perché si droga e spaccia droga? Sì, ma perché lo fa con la decisiva aggravante di essere un poveraccio, visibilmente ammalato, menomato, tanto che non si sa bene se parte delle ferite visibili sul suo corpo se le sia procurate "cadendo dalle scale". La vera colpa di Stefano Cucchi è di essere un ammalato, un rottame umano che vaga per la grande città". Roba che al confronto Giovanardi è stato un gentiluomo.

Lo spunto serve a Bocca per sostenere che i cittadini non sono eguali davanti alla legge e per fare qualche velata allusione al caso Marrazzo. Poi per par condicio c’è anche una mezza allusione a Berlusconi quando parla dei "ricchi cui è lecito truffare il prossimo con la finanza, con l’industria, con informazione…".

Ormai Bocca è completamente uscito dai binari. Cita il Cuccia delle "azioni non si misurano a numeri ma a peso", chiama a testimone Tacito quando dice: "E dove fanno il deserto lo chiamano pace" e ricorda Mussolini "che per definire il colonialismo lo chiamava il nostro Mal d’Africa", chiude sui due decenni dalla caduta del Muro di Berlino.

Poi arriva il "dilemma sociale, quello vero". E Bocca lo spiega bene: "Democrazia autoritaria a favore dei ricchi e sapienti e a spese dei poveri e ignoranti, o democrazia dei diritti e dei doveri garantita dalle leggi?".

A noi veramente il dilemma era parso un altro: Chianti o Lambrusco?