Il maestro Muti scrive a Conte: “Riaprire teatri e concerti, definirli ‘superflui’ è da ignoranti”
26 Ottobre 2020
Un “appello accorato”, perché “l’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo”. E’ il grido di dolore rivolto al premier Conte dal maestro Riccardo Muti, dalle colonne del “Corriere della Sera”.
“Pur comprendendo la sua difficile responsabilità” e la necessità di salvaguardare la salute dei cittadini, scrive il direttore d’orchestra rivolgendosi al presidente del Consiglio, la decisione di “chiudere le sale da concerto e i teatri” è giudicata una decisione “grave”. “Definire, come ho ascoltato da alcuni rappresentanti del governo, come ‘superflua’ l’attività teatrale e musicale – osserva Muti – è espressione di ignoranza, incultura e mancanza di sensibilità”. E la deliberazione assunta con il Dpcm “non tiene in considerazione i sacrifici, le sofferenze e le responsabilità” di migliaia di artisti e lavoratori dello spettacolo “che certamente oggi si sentono offesi nella loro dignità professionale e pieni di apprensione per il futuro della loro vita”.
Di qui la richiesta “di ridare vita alle attività teatrali e musicali per quel bisogno di cibo spirituale senza il quale la società si abbrutisce”. Anche perché le strutture culturali sono governate “da persone consapevoli delle norme anti Covid” e le misure di sicurezza “sono state sempre rispettate”.