“In Italia, Francia e Germania gli elettori hanno firmato un patto di stabilità”
08 Giugno 2009
Niente allarmismi ma nel Pdl serve una “riflessione pacata”. Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del Pdl guarda già oltre il voto europeo e traccia un’analisi non nascondendo l’amarezza per un risultato che non conferma le aspettative ma che “stabilizza e rafforza la semplificazione del quadro politico emersa alle politiche di un anno fa, premiando il governo Berlusconi insieme a Francia e Germania”. Quanto al Carroccio, pronto a bussare alla porta dell’alleato, getta acqua sul fuoco degli entusiasmi leghisti. Della serie: calma e gesso, non possiamo più concedere terreno a chi vuol essere un partito di lotta e di governo. E all’attivismo dei lumbard, risponde proponendo una “task force del sud, di lotta e di governo”.
Senatore Quagliariello, il voto europeo delude il Pdl e le aspettative di superare il tetto del 40%. Cosa è successo?
Se non ci si vuole attaccare al punto di percentuale, il commento del risultato elettorale dice questo: il riferimento non può che essere il dato delle politiche 2008 perchè quella è stata una vera e propria rivoluzione che ha semplificato la politica e introdotto un bipartitismo tendenziale. Se teniamo questo come punto di riferimento e ovviamente i risultati de due partiti maggiori, c’è da dire che il sistema ha tenuto: nonostante quello europeo sia un voto più libero e non legato a dinamiche politiche interne, il club non si è allargato, è rimasto tale e quale. Ciò che si può notare è che, come fisiologico in un test che non riguarda la scelta del governo di un paese, i due partiti più grandi cedono qualcosa nel voto agli altri partner delle rispettive coalizioni: è successo sul fronte del governo con la Lega e sul fronte delle opposizioni con l’Idv e per certi aspetti anche con l’Udc. Il Pdl ha lasciato sul campo quasi due punti percentuali, il Pd ben sette ma guardando nel campo democrat bisogna dire che il partito di Franceschini si muove in un contesto europeo nel quale tutta la sinistra è stata penalizzata.
Sì, ma come spiega che il Pdl ha perso due punti percentuali rispetto ad un anno fa? Cosa ha pesato di più in questa flessione?
Ha pesato molto l’astensionismo. Non penso ci sia stato un riflesso diretto della campagna di discredito nei confronti del premier, ma un riflesso indiretto c’è stato ed ha stravolto la campagna elettorale e l’immagine che il Pdl si apprestava a dare agli elettori. E cioè il messaggio di una forza tranquilla con un profilo europeo e un governo che ha ben operato pur nelle difficoltà della crisi economica internazionale. La campagna forsennata che è stata lanciata contro Berlusconi ha avuto due effetti: da un lato ha cancellato qualsiasi traccia di tranquillità nel confronto e nella competizione politica tra forze in campo; dall’altro ha determinato l’attacco concentrico e orchestrato della stampa europea. Tutto ciò, ci ha fortemente penalizzati. Tuttavia, resta il fatto che il governo non è uscito indebolito da questo voto. Se guardiamo all’Europa c’è stata una stabilizzazione dei governi di Francia e Germania e la consistente perdita di consenso per gli esecutivi di Spagna, Gran Bretagna e Grecia, con l’Italia che si inserisce a pieno titolo accanto ai primi due. Ciò non vuol dire che per quanto abbiamo fatto non ci meritavamo qualcosa di più e soprattutto non vuol dire che non bisogna riflettere su questo voto e trarne le conseguenze anche a livello organizzativo. Senza fare drammi. Aggiungo un altro elemento di valutazione…
Quale?
In certa misura si è pagata la transizione di Fi e An nel nuovo partito, anche perchè ognuno crede che le cose le faccia l’altro e spesso si finisce per non farle. Penso inoltre che laddove le liste sono state concorrenziali, tutti ne hanno tratto beneficio. Mi riferisco ad esempio alla circoscrizione Centro ed è questa una delle ragioni per le quali lì è stato conseguito un ottimo risultato.
Cosa vuol dire aprire una riflessione nel partito? E’ già tempo di resa dei conti?
Assolutamente no. Anzitutto occorre attendere il dato complessivo del voto; sono infatti convintissimo che a livello amministrativo per il Pdl ci sarà quello sfondamento che non c’è stato sulle europee. In secondo luogo è necessario avviare una pacata riflessione sia sulla linea politica e sul rapporto con gli alleati, sia sul versante organizzativo, affinchè finisca al più presto la fase della transizione.
Nei commenti del dopo-voto i big del suo partito insistono molto sul dato del sud come principale fattore di flessione del Pdl. Lei cosa ne pensa?
In termini matematici è una considerazione corretta, in termini politici ovviamente non regge.
Perché?
Al Sud abbiamo avuto percentuali di tutto rilievo e in termini politici penso che questo voto sia stato salvato proprio dalle percentuali registrate al centro e al sud. Anzi, dovremo riflettere su questa performance e fare in modo di consolidarla anche con percentuali di votanti più alte e per far questo ce le dobbiamo conquistare. Piuttosto quello che ci ha penalizzato è stata la crisi aperta in Sicilia da Lombardo in piena campagna elettorale. Fondamentalmente lo ritengo un atto di irresponsabilità che ha portato ad una risposta dei siciliani in termini di astensione.
La Lega è pronta a passare all’incasso. Cambierà il rapporto tra Pdl e Carroccio?
Il dato della Lega è gonfiato dall’astensione, così come quello dell’Idv. Se si leggono i voti reali non si è verificata alcuna consistente conquista di nuovi voti. Penso che la Lega approfitti del fatto di essere una forza di lotta e di governo, connotazione che noi non possiamo concedergli nei termini in cui è stato finora perché, forse, dopo questo risultato dovremmo mettere in piedi una task force di lotta e di governo del sud. Certo, il partito di Bossi ha approfittato di una certa assenza sul territorio del Pdl dovuta alla fase di transizione, ma si è visto che quando la competizione viene stimolata in termini positivi come ha fatto Berlusconi in Veneto, alla fine non solo c’è stata una maggiore concorrenzialità tra noi e la Lega ma entrambi abbiamo portato risultati positivi.
L’Udc dice che la performance di Pdl e Pd certifica la fine del bipolarismo. Cosa risponde?
E’ una sciocchezza. La tipologia del voto europeo (cioè più libero) e una campagna di questo genere hanno fatto sì che la gente che ha un rigetto della politica preferisce non andare a votare piuttosto che dare la propria indicazione per una pluralità di altri soggetti.