Inchieste di Bari. Tarantini soddisfatto: “Il giudice mi ha creduto”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Inchieste di Bari. Tarantini soddisfatto: “Il giudice mi ha creduto”

21 Settembre 2009

"Sono molto soddisfatto. Il giudice mi ha creduto. È emersa la verità". Così Gianpaolo Tarantini ha commentato, parlando con il suo legale Nicola Quaranta, il provvedimento del gip di Bari che non ha convalidato il decreto di fermo e gli ha concesso gli arresti domiciliari per spaccio di droga.

Tarantini nel primo pomeriggio è partito alla volta della capitale assieme alla moglie. Durante l’interrogatorio l’imprenditore barese ha chiarito che la cocaina acquistata a Bari dal suo pusher di fiducia, Nico, nel periodo che va da giugno a settembre 2008 è stata di 237 grammi, ed ha contestato un’altra fornitura di circa 50 grammi che Nico ha detto di avergli consegnato il giorno della vigilia di Ferragosto 2008, quando Tarantini ritiene di non essersi mosso dalla Sardegna dove si trovava in vacanza.

Per quanto invece riguarda le false contestazioni che gli venivano mosse dalla procura in relazione alla sola fornitura di droga nel periodo della vacanza in Sardegna (nei week end di luglio e dal 3 al 26 di agosto 2008), Tarantini ha meglio ricordato gli acquisti fatti: "Si è trattato di 120-130 grammi", ha detto al giudice Fanizzi rettificando quanto aveva dichiarato al pm Giuseppe Scelsi durante l’interrogatorio del 27 luglio scorso.

Durante quest’ultima audizione spiegò di aver acquistato da Nico "50-70 grammi" di sostanza stupefacente. Il giudice ha comunque ritenuto di escludere nell’ordinanza di custodia cautelare l’aggravante contestata dalla pubblica accusa a Tarantini: di aver commesso un reato per favorirne un altro (art.61 comma 2 Codice penale), cioè di aver usato la cocaina per favorire l’attività di prostituzione delle ragazze della sua ‘scuderià.

L’indagato ha quindi indicato e ammesso i cinque acquisti di cocaina (di circa 20, 50, 85, 50 e 45 grammi). Ha aggiunto che per 50 grammi di cocaina pagava 3.000 euro, quindi un grammo gli costava 60 euro. A quanto è dato sapere, il provvedimento del gip è composto da due pagine scritte a penna in carcere e allegate al verbale di udienza.

"Abbiamo adottato questo provvedimento perché ritenevamo fosse fondato il pericolo di fuga. Il giudice ha valutato diversamente: ne prendiamo atto. Il compito del pubblico ministero è quello di assicurare al processo l’indagato quando è indispensabile acquisire la prova". E’ quanto ha detto il procuratore capo della Repubblica del Tribunale di Bari Antonio Laudati, a proposito della mancata convalida del fermo dell’imprenditore Giampaolo Tarantini. "C’è tutta una giurisprudenza assolutamente consolidata – ha spiegato, rispondendo a una domanda di un giornalista – la valutazione sul pericolo di fuga deve essere fatta ‘ex ante’ e non ‘ex post’. Ci sono tutta una serie di comportamenti da cui si può dedurre il pericolo di fuga indipendentemente dall’acquisto di un biglietto o altro. Noi abbiamo valutato – ha continuato Laudati – soprattutto il comportamento processuale potenzialmente inquinante della prova e con una poitenzialità di sottrazione al prosieguo delle indagini".

Quanto alle indagini sulla Sanità, sempre rispondendo a una domanda specifica, Laudati ha detto: "Accelereremo e non rallenteremo sulle indagini sulla Sanità che adesso riguardano più processi e più sostituti. Abbiamo bisogno di una valutazione quanto più organica e completa possibile – ha spiegato – per rendersi conto di quelle che possono essere le interferenze dei singoli processi sulla prova e una valutazione quanto più ponderata possibile".