Insieme all’energia del fare, a Renzi serve tanta armonia
11 Giugno 2014
di Aldo Sarullo
Abbiamo visualizzato la dimensione del risultato elettorale di Matteo Renzi in rapporto all’intero Corpo elettorale. L’immagine piccola dell’Italia equivale al 41% – i voti del Pd – di quel 57,50% di votanti alle elezioni europee. L’argomento non è nuovo, ma vedere le proporzioni aiuta a valutarlo meglio.
La nostra democrazia porta sempre con sé due risultati elettorali: il potere tecnico del vincitore e il potere rappresentativo. Il primo, quello tecnico, scaturisce dalle regole che garantiscono la governabilità; prima tra tutte il premio di maggioranza che trasforma il risultato numerico in risultato virtuale seppur operativo. Il secondo, il valore rappresentativo, è la voce reale dei cittadini ed è la matrice originaria che ha generato l’idea stessa di ogni democrazia.
Noi tutti abbiamo a cuore che l’Italia superi la crisi e si riattesti tra le prime potenze economiche del mondo. E a questo obiettivo tutti, i partiti politici innanzitutto, vogliono e devono concorrere. Ma la vera partita è un’altra. Le scelte fondamentali, cioè quelle che cambiano l’architettura istituzionale, possono scaturire dal mero potere tecnico e dalle sue potenzialità acrobatiche? O devono nascere dal ventre del Paese e quindi dal valore rappresentativo?
E quindi: chi come Renzi ha un enorme potere tecnico, ma un esiguo potere rappresentativo, non dovrebbe affrontare questi temi fondamentali con l’umile consapevolezza della propria reale dimensione? Quindi, un evviva alla energia del fare, ma tre evviva alla sapienza consapevole della necessità di amalgama e di armonia.