Intercettazioni: alla Camera riforma al via, si parte con audizioni
10 Settembre 2008
di redazione
Dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni riguardanti l’ex premier Romano Prodi, è ripartita la corsa alla riforma della normativa sull’ascolto delle conversazioni da parte degli investigatori, presentata dal Guardasigilli Angelino Alfano il 13 giugno scorso e approvata dal Cdm. La commissione Giustizia della Camera, nella seduta di stamattina, ha infatti calendarizzato una serie di audizioni delle categorie interessate, a partire dalla settimana prossima. I deputati ascolteranno quindi le ragioni di avvocati, magistrati, funzionari di polizia, associazioni di giornalisti ed editori e, in generale, di tutti coloro interessati dalla riforma, che riguarderà non l’uso delle intercettazioni, ma anche la loro divulgazione. Di seguito, i punti salineti del testo Alfano.
Come devono comportarsi i magistrati
Il magistrato "se ha pubblicamente rilasciato dichiarazioni concernenti il procedimento affidatogli" ha l’obbligo di astenersi. Il nuovo ddl del governo in materia sancisce, all’articolo 1, che il magistrato non può mai in nessun caso rivelare particolari di un procedimento ancora in corso e a lui affidato, nemmeno sotto forma di commento.
Divieto di pubblicazione
"E’ vietata la pubblicazione – si legge nel testo del ddl – anche parziale o per riassunto o nel contenuto, di atti di indagine preliminare, nonchè di quanto acquisito al fascicolo del Pm o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano terminate le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell’udienza preliminare". Inoltre, è vietato pubblicare le intercettazioni che devono essere distrutte .
Chi si può intercettare
Secondo il ddl del governo le intercettazioni possono essere utilizzate nelle indagini per delitti per i quali è previsto l’ergastolo o la reclusione superiore ai 10 anni. Inoltre, potranno essere intercettati i sospettati di delitti contro la P.A. Per i quali è prevista una pena pari o superiore ai 5 anni di reclusione. Infine, via libera a intercettare chi si macchia di "ingiuria, minaccia, usura, molestia o disturbo delle persone con il mezzo del telefono". Un dettaglio in più: la persona offesa o la vittima di un reato potrà sempre e comunque chiedere l’intercettazione delle proprie utenze. Per richiedere un’intercettazione il pm non ricorrerà più al giudice ma a un collegio di di tre giudici. Nessuno, inoltre, potrà essere intercettato per un periodo superiore a tre mesi.
Dove vengono archiviate e come si conservano
Le intercettazioni consentite dalla nuova disciplina prevista dal testo approvato oggi dal Governo saranno conservate sotto chiave dal Pm per tutta la durata del processo e dovranno esssere distrutte una volta passata in giudicato la sentenza. "I verbali e i supporti contenenti le registrazioni – si legge nel testo – sono conservati integralmente in apposito archivio riservato tenuto presso l’ufficio del pubblico ministero che ha disposto l’intercettazione, con divieto di allegazione, anche solo parziale del fascicolo". Inoltre, si stabilisce che le registrazioni sono conservate fino alla sentenza non più soggetta a impugnazione con la novità che a quel punto "delle stesse è disposta la distruzione" che sarà eseguita sotto controllo del tribunale (che sostituisce il giudice): dell’operazione viene redatto un verbale.
Le pene per chi rivela atti d’indagine
"Chiunque rivela indebitamente notizie inerenti ad atti del procedimento penale coperti dal segreto dei quuali è venuto a conoscenza in ragione del proprio uffficio o servizio – si legge nel ddl – svolti in un procedimento penalo o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza è punito con la reclusione da 1 a 5 anni. Se il fatto è commesso per colpa la pena è della reclusione fino a un anno". Per i giornalisti che pubblicano intercettazioni, invece, la pena è "arresto da 1 a tre anni e ammenda da 500 a 1032 euro".
fonte: APCOM