Iran. Chiesto a Khamenei l’ok all’esecuzione di 1.120 condanne a morte

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Iran. Chiesto a Khamenei l’ok all’esecuzione di 1.120 condanne a morte

09 Agosto 2010

Il capo della magistratura iraniana, l’ayatollah Sadeq Larijani, avrebbe inviato una lettera alla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, chiedendogli il proprio avallo politico per rendere esecutive 1.120 sentenze di morte già emesse dai tribunali del Paese. Lo riferisce oggi il sito riformista Irangreenvoice, spiegando si tratterebbe di una procedura anomala e più complessa del normale, forse in risposta alle forti pressioni internazionali per mettere fine alla lunga scia di esecuzioni.

Le normative vigenti in Iran prevedono infatti che la senza diventi esecutiva dopo la conferma della Corte suprema e del capo della magistratura. In questo caso Larijani, prima di firmare l’ordine di esecuzione delle condanne – relative soprattutto a casi di traffico di droga – avrebbe avrebbe voluto chiedere un ulteriore via libera da parte della Guida Suprema.

Secondo Amnesty International la Repubblica Islamica è il secondo paese al mondo per numero di sentenze capitali eseguite, dopo la Cina. In Iran, a partire dalla rivoluzione del 1979, vige il diritto penale islamico sciita, che prevede la pena capitale per una serie di reati, tra cui il traffico di droga, i rapporti sessuali illeciti e l’omosessualità.

Si tratta dell’ennesimo segnale in pochi mesi di un deterioramento dei rapporti tra il presidente e una parte importante del suo stesso campo conservatore. L’ayatollah Larijani ha risposto duramente ad alcune critiche mosse alla magistratura da Ahmadinejad, definendole "ingiustificabili" nel merito e nella forma. "Da un presidente ci aspetteremmo che usasse un linguaggio corretto e decoroso", ha affermato Larijani, citato oggi dal quotidiano Shargh, aggiungendo che le affermazioni di Ahmadinejad sono "contrarie alla realtà".

Il capo della magistratura si riferiva ad un discorso fatto da Ahmadinejad due giorni fa di fronte a rappresentanti della stampa, in cui ha attaccato i giudici per una condanna pronunciata nei confronti di un suo stretto collaboratore, l’ex direttore dell’agenzia ufficiale Irna, Mohammad Javad Behdad. Il giornalista, accusato di aver scritto un articolo offensivo nei confronti del presidente del Parlamento Ali Larijani – fratello dell’ayatollah Larijani – e dell’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, è stato condannato a 7 mesi di reclusione con la sospensione condizionale. Il capo dell’apparato giudiziario, notando che il presidente ha fatto le sue dichiarazioni rispondendo alla domanda di un giornalista, è arrivato a parlare di uno scenario "preordinato".

A partire dallo scorso autunno, mentre si andavano affievolendo le manifestazioni di protesta dell’opposizione, si sono moltiplicate le sfide tra Ahmadinejad e altri esponenti conservatori. A partire da quelle che lo hanno contrapposto al presidente del Parlamento. Ali Larijani ha accusato in diverse occasioni il governo del presidente di non dare applicazione a leggi approvate dall’assemblea. Ahmadinejad è stato attaccato anche da religiosi di primo piano per le sue affermazioni ritenute troppo "liberali", per esempio in merito al velo islamico per le donne e all’uso della cravatta per gli uomini, da sempre considerato nella Repubblica islamica come un simbolo di decadenza occidentale.

Ahmadinejad è stato chiamato anche a rispondere di affermazioni fatte la settimana scorsa da uno dei suoi fedelissimi, il suo capo di gabinetto Esfandiar Rahim-Mashai, che ha parlato della necessità di sostenere una "scuola iraniana" dell’Islam, facendo intendere che gli interessi del Paese sono primari.