Iran. Rilasciato giornalista del Times e un funzionario dell’ambasciata Gb

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Iran. Rilasciato giornalista del Times e un funzionario dell’ambasciata Gb

05 Luglio 2009

Un giornalista del quotidiano americano Washington Times con doppia cittadinanza greca e britannica, arrestato il 23 giugno scorso a Teheran, è stato rilasciato oggi. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hassan Qashqavi, citato dalla televisione di Stato.

Il giornalista è Iason Athanasiadis-Foden. Secondo Qashqavi, era stato arrestato per "attività contrarie a quelle di giornalista e in relazioni con i recenti disordini". Almeno 20 persone, secondo le notizie ufficiali, sono morte durante le manifestazioni di protesta seguite alle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso, che hanno visto la rielezione di Mahmud Ahmadinejad.

Un ottavo dipendente dell’ambasciata britannica a Teheran, su un totale di nove arrestati, sarà liberato in giornata dalle autorità iraniane. Lo ha annunciato il ministro degli esteri britannico David Miliband. Le autorità iraniane hanno arrestato nove dipendenti locali dell’ambasciata, accusati di aver istigato i moti di piazza contro la rielezione del presidente ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad. Sette di loro sono stati in seguito rilasciati.

"Il nostro ambasciatore è stato informato che l’ottava persona sarà di certo liberata oggi, che i documenti necessari sono stati firmati e che non ci sarà un processo o un’incriminazione", ha dichiarato Miliband alla Bbc. "Ne rimane uno in carcere. Tutti i nostri sforzi sono ora diretti al suo rilascio", ha aggiunto il titolare del Foreign Office. Ieri si è appreso che uno degli arrestati, Hossein Rassan, analista politico dell’ambasciata, è stato accusato di "attività contro la sicurezza nazionale", assieme a numerosi esponenti politici riformisti e a un giornalista. La vicenda ha acuito le tensioni fra Iran e Gran Bretagna, che ha chiesto "urgenti chiarimenti" a Teheran.

Nel frattempo, Mir Hossein Mussavi, l’ex candidato moderato alle presidenziali iraniane, ha pubblicato un nuovo rapporto di 25 pagine per denunciare i "brogli" e le "irregolarità" nel voto del 12 giugno, che hanno portato alla rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad. Il rapporto è pubblicato nel sito di Mussavi, Ghalamnews. Nel documento, preparato dal comitato di sostegno a Mussavi, si accusa Ahamdinejad di aver fatto ampio uso di fondi statali per la sua campagna elettorale, elargendo fra l’altro denaro sotto forma di "azioni per la giustizia" con lo scopo di assicurarsi il voto delle classi popolari.

Il ministero dell’interno, secondo il rapporto, avrebbero stampato oltre 14 milioni di schede in più rispetto a quelle previste per i 46 milioni di aventi diritto. Sotto accusa anche il Consiglio dei Guardiani della Costituzione – l’organo incaricato della supervisione dello scrutinio – i Pasdaran (Guardiani della costituzione) e la milizia islamica dei Basiji, i cui esponenti hanno pubblicamente sostenuto il presidente uscente prima e durante la campagna elettorale, è scritto nel documento.

Un gruppo di religiosi riformisti della città santa sciita di Qom, in Iran, è tornato a mettere in dubbio la regolarità delle elezioni presidenziali del 12 giugno, chiedendosi "come può essere considerato legittimo" il prossimo governo che sarà guidato dal presidente Mahmud Ahmadinejad. I religiosi, riuniti nell’Associazione degli insegnanti e ricercatori del seminario di Qom, mettono in dubbio l’imparzialità del Consiglio dei Guardiani, che ha ratificato il risultato della consultazione, ed esprimono il loro sostegno "ai candidati i cui diritti sono stati calpestati, in particolare Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi". L’organizzazione dei religiosi riformisti chiede inoltre "che vengano rilasciati gli arrestati nelle manifestazioni pacifiche" seguite alle elezioni e che vengano "identificati e puniti coloro che hanno ordinato i pestaggi e le uccisioni".