Iran. Scosse nel governo di Ahmadinejad, rimossi tre ministri
26 Luglio 2009
di redazione
Continuano le lotte di potere ai vertici dell’Iran mentre l’opposizione cerca di riprendere fiato organizzando una cerimonia per le vittime degli scontri post-elettorali. Il presidente Mahmud Ahmadinejad ha "rimosso dai loro incarichi" quattro ministri, hanno riferito stamattina l’agenzia semi-ufficiale Mehr e il sito Internet della televisione di Stato. E hanno citato i dicasteri e i loro responsabili: Cultura, Informazione, Lavoro e Sanità.
Dopo parecchie ore l’ufficio stampa presidenziale ha confermato la revoca del mandato al solo ministro dell’Informazione (servizi segreti) Gholamhossein Mohseni-Ejei, affermando che gli altri tre sono ancora al loro posto. "Mohammad Jafar Mohammadzadeh, vice dell’ufficio stampa del presidente – ha comunicato l’agenzia Irna citando un responsabile dell’ufficio presidenziale – ha confermato la revoca dell’incarico di Gholamhossein Mohseni-Ejei, smentendo le informazioni relative alla rimozione degli altri ministri". "La sola fonte ufficiale per le informazioni che riguardano il presidente è l’ufficio presidenziale", conclude la nota ufficiale citata dall’Irna, che non spiega i motivi della decisione di Ahmadinejad.
L’agenzia Mehr, a proposito del ministro Gholamhossein Mohseni-Ejeie, aveva invece detto citando una "fonte ben informata", che il siluramento era stato determinato da uno scontro verbale avvenuto durante la riunione del governo di mercoledì, in cui si discuteva la nomina di Esfandiar Rahim Mashaie a primo vicepresidente. L’agenzia non aveva spiegato d’altro canto il motivo della rimozione dei ministri della Cultura Hossein Safar Harandi, del Lavoro Mohammad Jahroni e della Sanità Kamran Bagheri Lankarani.
La rete televisiva ufficiale in lingua inglese Press-Tv aveva poco dopo dato notizia di tre ministri rimossi (Cultura, Informazione e Lavoro). Fin dal primo mattino comunque, si era capito che le dimissioni presentate ieri da Mashaie, consuocero del presidente Ahmadinejad, dall’incarico di primo vicepresidente non avevano posto fine alla lotta di potere. Ahmadinejad lo aveva infatti nominato – secondo l’agenzia Irna – suo consigliere e capo del suo ufficio. E subito il sito conservatore Rajanews, vicino al governo, aveva scritto che "i sostenitori di Ahmadinejad si stupiscono del ritardo del presidente (nel destituire Mashaie, ndr) e di questa sollecitudine" nell’affidargli un altro importante incarico politico.
Intanto l’opposizione tenta faticosamente di non perdere altro terreno: i candidati presidenziali sconfitti Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi hanno infatti chiesto alle autorità di autorizzare una cerimonia in omaggio dei manifestanti uccisi nel corso delle proteste seguite alla rielezione di Ahmadinejad. "Vi informiamo che vorremmo organizzare una cerimonia nella grande Moschea di Teheran per il quarantesimo giorno dei tristi fatti che hanno visto numerosi dei nostri compatrioti perdere la vita" hanno scritto i capi dell’opposizione in una lettera al ministro dell’Interno. Oggi non hanno avuto risposta.