Iraq. Polizia attacca “Camp Ashraf”, 5 morti
29 Luglio 2009
di redazione
Dilaga la violenza a "Camp Ashraf", la base operativa in Iraq del principale movimento d’opposizione al governo di Teheran, i Mujahedin del popolo iraniano (Pmoi), braccio armato del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri). Reparti antisommossa della polizia irachena, secondo quanto riferisce oggi l’agenzia di stampa tedesca Dpa, hanno compiuto un raid nella base, uccidendo almeno 5 persone e ferendone alcune centinaia.
"Questa aggressione è una chiara violazione delle convenzioni internazionali e delle garanzie dei governi americano e iracheno sulla protezione dei residenti a Camp Ashraf", ha dichiarato Maryam Rajavi, presidente del Cnri, secondo quanto si legge sul sito web del Consiglio. La Rajavi si trova oggi a Roma e nel pomeriggio parteciperà alla conferenza stampa alla Camera dei Deputati organizzata dal "Comitato italiano dei parlamentari e cittadini per Iran libero".
Il ministro della Difesa iracheno, Abdul-Qadir Muhammad Jassim, ha provato ad abbassare i toni, sottolineando che l’offensiva delle forze di sicurezza a "Camp Ashraf", situato a nord di Baghdad nella provincia settentrionale di Diyala, è giustificata dall’accordo sulla sicurezza dell’Iraq siglato dal suo governo e dall’Amministrazione di Washington lo scorso novembre.
Soddisfazione per il raid dei reparti speciali iracheni invece è arrivata dal presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, secondo cui "sebbene l’intervento delle forze di Baghdad sia giunto in ritardo, è importante che il territorio iracheno sia stato liberato dai terroristi". Il governo iraniano, infatti, considera i "Mujahedin del popolo" alla stregua di ribelli che dall’estero pianificano attentati e fomentano proteste in Iran.
Il Pmoi è stato fondato nel 1965 dagli studenti dell’università di Teheran Mohammad Hanifnejad, Saied Mohsen e Ali-Asghar Badizadegan, con l’intento di condurre azioni militari contro il regime dello Shah. Negli anni successivi, un’operazione della Savak, l’ex polizia segreta iraniana, ha sventato i piani del Pmoi e ha tratto in arresto la maggior parte dei dirigenti del movimento. Solo alcuni esponenti, tra i quali Massoud Rajavi, hanno trovato rifugio in altre nazioni, usufruendo dello status di rifugiati politici. Ad Ashraf attualmente vivono circa 3500 attivisti che portano avanti un’intensa attività politica e diplomatica di opposizione al governo di Teheran.