Islanda alle urne. Sinistra favorita dopo la caduta del governo
25 Aprile 2009
di redazione
Gli islandesi votano oggi per rinnovare il parlamento e scegliere il nuovo governo che dovrà traghettare l’isola fuori dalla gravissima crisi economica. La coalizione di minoranza formata da socialdemocratici e Verdi di sinistra, guidata dalla premier Johanna Sigurdardottir, in carica dal primo febbraio scorso per favorire la transizione dopo il fallimento del governo conservatore di Geir Haarde, è la favorita secondo tutti i sondaggi della vigilia.
Due anni dopo le elezioni del maggio 2007, quando gli elettori premiarono con la riconferma il governo conservatore autore del ‘miracolo nordico’ che aveva fatto schizzare il reddito pro capite sul tetto del mondo, gli islandesi si recano oggi alle urne per questa tornata elettorale anticipata nel pieno di una forte recessione che ha annientato risparmi e pensioni ed ha portato la disoccupazione a quasi il 10 per cento (contro poco più dell’1 per cento di un anno fa).
In queste condizioni è facile intuire che i circa 230 mila elettori islandesi vorranno punire i conservatori del partito dell’Indipendenza e la loro politica economica ultra-liberista che ha illuso gli islandesi con un decennio di benessere e li ha poi portati sull’orlo del baratro. Il partito dell’Indipendenza ha cambiato in extremis il proprio leader per tentare di frenare l’emorragia di consensi ma gli islandesi sanno perfettamente che chi ha in mano le redini del partito è David Oddsson, che dopo essere stato primo ministro per un decennio è passato alla guida della Banca centrale, accusata dagli islandesi di totale incapacità nel prevedere e gestire la crisi.
Il nuovo leader conservatore, Bjarni Benediktsson, è poco più che un debuttante e rischia – secondo i sondaggi – di raccogliere il peggior risultato nella storia del partito: il 21,9 per cento, al di sotto del fallimentare 27 per cento del 1987 e ben 15 punti in meno rispetto a due anni fa. La premier ad interim socialdemocratica Johanna Sigurdardottir, cui i sondaggi attribuiscono il 31,8 per cento delle preferenze, ha puntato la campagna elettorale sull’ingresso nell’Unione europea e sull’adozione dell’euro.
Una decisione economicamente molto conveniente per la piccola repubblica nordica ma politicamente difficilissima per lo spiccato senso di indipendenza degli islandesi, già ben integrati con l’Europa ma timorosi di perdere sovranità nei due settori strategici della loro economia: la pesca e l’agricoltura. "Mi aspetto che sia un gran giorno per noi e spero che riusciremo ad ottenere la maggioranza in parlamento", ha detto all’agenzia Reuters Johanna, 66 anni, dopo aver votato in un seggio alla periferia di Reykjavik. Le urne si chiuderanno alle 22 italiane (la mezzanotte in Islanda), e subito dopo vi saranno i primi exit poll. Per i risultati definitivi bisognerà aspettare domani.