
Italiani, grandi risparmiatori che Germania, Francia e Usa invidiano

21 Dicembre 2010
Il risparmio privato come fattore di bilanciamento del debito pubblico, elemento di stabilizzazione che consente di segnare una distanza importante tra l’Italia e gli altri Paesi europei, motivo di fiducia.
Le campane a morto suonate da chi in questi mesi non ha mai smesso di dipingere l’Italia come un paese disastrato e a rischio non hanno smesso di fare rumore neppure sotto Natale: le opposizioni continuano a imputare a questo Governo un immobilismo che non trova corrispondenza reale nei fatti e i giornali stranieri appena possono ci danno per spacciati (memorabili, prima del voto di fiducia del 14, gli editoriali di Faz e Financial Times che posizionavano l’Italia in cima alla lista dei paesi sulla strada del default). E’ per questo che il documento diffuso in questi giorni dalla Banca d’Italia sembra quasi un regalo da mettere sotto l’Albero e poi da tenere a mente per tutto il nuovo Anno, perché ci illumina sulle differenze sostanziali del nostro sistema economico, il cui nocciolo duro è costituito proprio dal patrimonio netto delle famiglie.
In Italia le Banche sono solide, le case sono prevalentemente di proprietà, il debito privato si mantiene tra i più bassi a livello globale, la disuguaglianza della ricchezza netta tra le famiglie è piuttosto contenuta rispetto agli altri Paesi. Gli italiani, insomma, sanno risparmiare e il nostro Paese, perlomeno su questo aspetto, è da imitare, al punto che qualche analista s’è spinto fino a dire come Obama oggi farebbe carte false per avere una contabilità del settore privato come la nostra. Nel confronto internazionale le famiglie italiane risultano poco indebitate (e quando accendono mutui, lo fanno perlopiù per l’acquisto della casa): alla fine del 2008 l’ammontare dei debiti è risultato pari al 78 per cento del reddito disponibile lordo mentre in Germania e Francia è pari al 100 per cento o negli Stati Uniti e in Giappone è addirittura al 130 per cento.
Nel suo rapporto dedicato alla ricchezza delle famiglie, Bankitalia certifica quindi una situazione decisamente rassicurante, evidenziando come la ricchezza delle famiglie sia oggi un asset fondamentale del nostro Paese. Certifica, Bankitalia, che le famiglie italiane detengono circa il 5,7 per cento della ricchezza netta mondiale – risultato importantissimo se si considera che l’Italia rappresenta solo il 3 per cento del PIL mondiale e meno dell’1 per cento della popolazione del pianeta – e come detto risultano poco indebitate in relazione ad altri paesi.
Alla fine dello scorso anno la ricchezza lorda delle famiglie italiane è stimata da Via Nazionale in quasi 9.500 miliardi di euro, quella netta in 8.600 miliardi, corrispondenti a circa 350 mila euro in media per famiglia e costituita per quasi la metà dalle abitazioni (4.800 miliardi) che negli scorsi anni, prima del rallentamento del mercato immobiliare, rappresentavano un importante motore di crescita. La ricchezza netta complessiva è aumentata tra la fine del 2008 e la fine del 2009 di circa l’1,1%, per effetto di un aumento del valore delle attività finanziarie (2,4%) superiore a quello delle passività (1,6%) mentre le attività reali hanno registrato un rialzo più lieve (0,4%). A prezzi costanti, usando come deflatore quello dei consumi, l’aumento della ricchezza complessiva è stato dell’1,3%. Una crescita che però si è arrestata nei primi sei mesi dell’anno (-0,3 per cento in termini nominali) in seguito a una diminuzione delle attività finanziarie e a un aumento delle passività, che hanno più che compensato la crescita delle attività reali.
La Banca d’Italia fa comunque notare come si debba tenere in considerazione il modo con cui questa ricchezza è distribuita. Secondo palazzo Koch, il 45 per cento della ricchezza sarebbe concentrata nelle mani del 10 per cento della popolazione. Da questo punto di vista sarebbe utile ripensare a delle politiche fiscali orientate a trasferire parte di questa prosperità ad alcune categorie sociali, specialmente i più giovani e i più anziani, che risultano essere i soggetti a più alto rischio di povertà ed emarginazione sociale.
In conclusione, la famiglia si conferma essere un forte ed efficace sistema di sicurezza sociale per i suoi componenti, poiché la ricchezza accumulata nel tempo, soprattutto quella reale, fornisce alle giovani generazioni una sorta di garanzia patrimoniale per il futuro, che supplisce in parte a dei redditi da lavoro non ancora a livello degli altri paesi europei.
(Ha collaborato Emanuele Canegrati)