La Cei sottolinea ruolo dei partiti forti nella democrazia

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La Cei sottolinea ruolo dei partiti forti nella democrazia

10 Dicembre 2007

“Una 
democrazia matura ha bisogno di partiti forti”. Questo l’auspicio espresso oggi dall’agenzia
stampa della Cei, il Sir, in una nota riguardante la situazione politica.

Il
Sir ricorda che se la Corte Costituzionale darà il via libera al prossimo
referendum sulla legge elettorale e  sarà
la quinta volta che questo accade dal 1991. Un’epoca lunga segnata dall’idea di
dare vita a un bipolarismo coatto costruito attraverso l’ingegneria istituzionale.
Nel frattempo, ricorda l’agenzia dei vescovi,
Silvio Berlusconi e un fronte anti-berlusconiano si sono contrapposti nella guida
del Paese.

Secondo il Sir è arrivata l’ora di una svolta nel sistema
politico-istituzionale del quale le principali forze politiche devono farsi
carico. “Certo fare una nuova legge elettorale – si legge nella Nota – è difficile:
un ampio consenso si può trovare, come può insegnare la storia, solo nell’
abbondare nelle garanzie”.

“La
situazione peraltro è oggettivamente complicata- continua la nota – dal
combinarsi di questo tema con quello delle prospettive di durata di un governo
che ora guarda al traguardo della verifica politica di gennaio”.

“Auguriamoci – prosegue il
testo -che gli attori politici abbiano la sufficiente fantasia e determinazione
per rispondere a queste sfide intrecciate. Il Paese, che vuole essere
rassicurato e nello stesso tempo guardare al futuro con serenità, ha bisogno di
superare una sindrome di provvisorietà degli assetti causata dalla scarsa
legittimazione degli attori, che resta il vero nodo aperto da ormai più di
quindici anni”.

Nei primi anni novanta “il sistema politico fu travolto per via referendaria e
giudiziaria. Chi aveva puntato su entrambe, il leader Pds Occhetto, non riuscì
però a vincere le elezioni del 1994. Queste portarono invece all’affermazione
di Berlusconi, imprenditore politico di un’ampia area elettorale
improvvisamente priva di riferimenti”, e poi aggiunge il Sir: “Il successo di
Berlusconi generò una proposta anti-berlusconiana e le successive alternanze,
fino al pareggio elettorale del 2006. Di qui dovrebbe ripartire il dibattito e
la progettazione istituzionale. Da un sano realismo politico, consapevole della storia recente”.