La minaccia di Fini: “Berlusconi si dimetta o Fli via dal governo”

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La minaccia di Fini: “Berlusconi si dimetta o Fli via dal governo”

07 Novembre 2010

Se vuole rilanciare il patto di legislatura, senza limitarsi al "compitino" dei 5 punti, Silvio Berlusconi "dia un colpo d’ala, salga al Colle, si dimetta ed apra la crisi di governo": è l’ultimatum che Gianfranco Fini lancia al presidente del Consiglio dalla convention di Fli chiarendo: in caso contrario la delegazione dei futuristi uscirà dall’Esecutivo.

"’Berlusconi – spiega il presidente della Camera – deve mostrare il coraggio politico che ha già dimostrato. Lui deve dare un colpo d’ala, prendere la decisione di rassegnare le dimissioni, salire al Colle, dichiarare che la crisi è aperta di fatto e arrivare a una fase in cui si ridiscuta l’agenda, il programma, si verifichi la natura della coalizione e la composizione del governo". Ove ciò non avvenga, "Se non ci sarà un colpo d’ala da parte di Berlusconi e lui darà ascolto ai cattivi consiglieri, è evidente che Ronchi, Urso, Menia e Bonfiglio non rimarranno un minuto in più nel governo". Perché, sostiene il presidente della Camera, "Il problema per noi non è il gioco del cerino o di chi stacca la spina, perché è chiaro che se continuiamo con le furbizie e i tatticismi la spina la staccheranno gli italiani che sono stanchi di un governo che non governa". Da subito Fini manifesta il "desiderio di voltare pagina" rispetto a un "governo che più che del fare sembra del ‘fare finta’", rilevando che l’Italia "non è il Paese dei balocchi che descrive Berlusconi".

Il presidente della Camera rivendica che Fli è "politicamente determinante per le sorti del governo e ancor di più per l’avvenire della nostra patria", che "aveva nostalgia di una politica diversa, pulita, fatta nel nome di valori e di ideali". Ribadisce che Futuro e Libertà "non è contro il Pdl né contro Berlusconi, ma ha semplicemente un progetto più ambizioso: noi siamo oltre il Pdl e oltre Berlusconi". "Quella pagina si è chiusa o si sta chiudendo perché non è stata capace di incarnare desideri e progetti. La grande rivoluzione liberale non si è mai realizzata se non in minima parte". Dal palco di Bastia Umbra il presidente della Camera attacca senza mezzi termini la Lega, che accusa di detenere la ‘golden share’ del governo. "Non c’é in nessuna parte dell’Europa, e lo dico a ragion veduta – dice – un movimento politico come il Pdl che sui diritti civili è così arretrato culturalmente a rimorchio, anche qui, della peggior cultura leghista". Carroccio che, a parere di Fini, controlla il ministro Tremonti che usa "i fondi Fas come un bancomat".

Immediata la replica di Silvio Berlusconi. "No agli ultimatum la sfiducia va votata in Parlamento da parte mia non c’è nessuna intenzione di dimissioni. Se Fini vuole aprire la crisi venga in Parlamento e si assuma la responsabilità di votare la sfiducia". Queste le prime riflessioni, apprende l’agenzia Agi, che il premier ha fatto con alcuni dirigenti del Pdl dopo il discorso di Gianfranco Fini alla Convention di Fli a Perugia.

"Il discorso pronunciato da Fini getta alle ortiche con una spregiudicatezza imbarazzante un impegno comune di quasi vent’anni, liquida una parte cospicua del patrimonio della destra italiana, tenta di distruggere alcuni punti fondamentali dell’impianto riformista del governo e risponde con la richiesta di una crisi al buio alla prospettiva positiva indicata dal presidente Berlusconi". È quanto avevano dichiarato in una nota congiunta il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, e il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto. "In questo modo Fini si è assunto una responsabilità gravissima di fronte al paese e di fronte agli elettori di centrodestra. Il governo – concludono – tuttavia deve tenere fermo il suo impegno nell’interesse del Paese".

"Non è un percorso possibile che Berlusconi possa dare le dimissioni. Lo escludo". Anche Altero Matteoli non vede nessuna possibilità che il premier possa fare quello che gli chiede Gianfranco Fini, cioè aprire formalmente la crisi. "Il discorso di Fini è stato una critica a tutto. E allora, se è una critica a tutto perché aprire una crisi e rifare un altro governo con Berlusconi? Non credo a questa ipotesi, c’è qualcosa che non quadra" spiega Matteoli. Quanto ai temi sollevati dal presidente della Camera, Matteoli è più morbido: "Sulle questioni c’è spazio per un accordo, se vuole appoggiare il governo Berlusconi lo può fare sui temi. E allora – insiste Matteoli – perché chiede l’apertura della crisi?".

Secondo il ministro per l’Attuazione del programma di governo Gianfranco Rotondi "i padroni dei governi sono Parlamento e cittadini: se il Parlametno ci sfiducia, andiamo al voto; se i cittadini ci bocciano andiamo a casa". "Gia questa settimana potrebbe esserci un voto di fiducia sul ddl stabilità e Fli avrà l’occasione di staccare la spina. Se lo fa in Parlamento, di sicuro Berlusconi va al Quirinale. Ma oggi perché Berlusconi dovrebbe andarci?".