La modestia di Rep
15 Dicembre 2007
di redazione
A dispetto dell’Ego del Fondatore e dei suoi dialoghi con “Io”, quelli di Repubblica hanno davvero una grande modestia. Ogni volta che fanno uno scoop, scatenano il finimondo e poi, forse per non incorrere nell’accusa di vanagloria e autoreferenzialità, fanno di tutto per nasconderne le conseguenze.
Non è una novità. Era già successo con lo scandalo Telekom Serbia: gli infallibili segugi di largo Fochetti avevano scoperto che nell’acquisto da parte della Telecom del 29% della compagnia telefonica di Belgrado ai tempi del governo ulivista c’era qualcosa di strano. Il Parlamento s’è fidato e ha indagato a lungo nel totale disinteresse di Rep., la cui curiosità s’è risvegliata solo quando s’è trattato di dare addosso alla commissione e sostenere che la compravendita con Slobo Milosevic in fondo era stata un affarone.
Oggi la storia sembra ripetersi. Dopo aver scodellato i contenuti dell’inchiesta di Napoli sul Cav. e Agostino Saccà, il tabloid ha deciso che fosse più elegante parlar d’altro. Il giorno dopo il durissimo atto d’accusa di Berlusconi, che ha parlato di intimidazioni ai senatori da parte dei pm di Napoli di cui il quotidiano di Ezio Mauro ha svelato i segreti, mentre la versione telematica del giornale concorrente (il Corriere della Sera) continuava a tenere la notizia in apertura, per trovarne traccia sul sito internet di Rep. ci voleva davvero tanta pazienza.
C’è da capirlo: in un giorno in cui c’è da parlare dell’accordo di Bali, della preparazione delle elezioni in Pakistan, delle dichiarazioni di Prodi e Montezemolo sui prezzi, di una tragedia familiare nel cosentino, del nuovo memoriale di Amanda Knox, di un arresto di camorra, a chi volete che importi di un pugno di senatori intimiditi dai magistrati? Come direbbero a Napoli, tira la pietrella e nascondi la manella…