La pax tra Fini e Berlusconi passa anche per il Lazio
22 Settembre 2009
di redazione
Il faccia a faccia Berlusconi-Fini, gli effetti sul partito e in Parlamento, il risiko delle regionali. Tre questioni che tengono banco a Montecitorio, nel lungo pomeriggio che scorre tra voto e analisi degli emendamenti. Ed è in Transatlantico che si rincorrono i commenti, si delineano scenari più o meno probabili, ci si spinge in discussioni sulle prospettive a medio e lungo termine.
Il primo incontro "chiarificatore" tra i due co-fondatori del parito unico incassa un generale "era ora che si parlassero" tra i deputati forzisti e aennini, un’esortazione che rende bene l’idea del clima di attesa che dopo le fibrillazioni delle settimane scorse si era creato attorno al pranzo della Camilluccia che segna la ripresa del dialogo, ma non ancora la risoluzione di tutti i problemi. Per questo nel Pdl si lavora alla ricerca di un punto di mediazione, alla sintesi dalla quale poter ripartire nel segno dell’unità.
E’ il concetto che richiama più volte il coordinatore nazionale del Pdl Sandro Bondi presentando insieme agli altri due triumviri Denis Verdini e Ignazio La Russa la festa nazionale della Libertà a Milano. Lo stesso concetto che il ministro dei Beni Culturali riprende a proposito del vertice tra Berlusconi e Fini affermando che il ruolo del presidente della Camera, "le sue posizioni, le sue idee contribuiscono a rafforzare il Pdl e non lo indeboliscono, aprendo uno spazio di democrazia e di confronto vitale per un partito come il nostro". E La Russa aggiunge riferendosi alla frase pronunciata dal finiano Bocchino: "Qualcuno ha detto che se son rose fioriranno. Noi tre coordinatori saremo ottimi giardinieri e continueremo a lavorare perchè le rose fioriscano e siale le più belle sul mercato italiano".
Adesso l’attenzione si sposta sull’esito del vertice Berlusconi-Fini. Il presidente della Camera ieri ha ostentato serenità nel conversare con i suoi fedelissimi e con esponenti del suo ex partito. In particolare non è passato inosservato il lungo colloquio tra Fini e l’ex colonnello di An Altero Matteoli, avvenuto in una panchina nella corte interna sulla quale affaccia il Transatlantico. Probabile che tra i temi della conversazione vi fosse anche il caso della lettera a Berlusconi firmata da Bocchino e sottoscritta, all’inizio, da qualche decina di parlamentari e in un secondo momento completata dalle adesioni della quasi totalità degli eletti nelle file di An. Probabile che Fini e Matteoli abbiano ragionato del patto di consultazione sulla gestione del partito sancito col premier a casa Letta ma anche sul percorso delle proposte di legge che a breve arriveranno all’esame della Camera, biotestamento e cittadinanza agli immigrati regolari in testa. Due temi al centro del dibattito nel Pdl. Probabile, infine, che il discorso, a un certo punto, si sia concentrato sul puzzle delle regionali che, al momento, registra due punti fermi: Formigoni in Lombardia (nonostante le reiterate richieste della Lega) e Scopelliti in Calabria.
Il caso Lazio. Sta particolarmente a cuore a Fini che vedrebbe con favore la candidatura alla presidenza della Regione di Renata Polverini, leader del sindacato Ugl. In lizza ci sono anche i nomi dell’ex An Augello e dell’imprenditrice umbra Maria Luisa Todini (sostenuta dagli ex forzisti) anche se quest’ultima ipotesi, almeno per il momento, sembra registrare una battuta d’arresto. E c’è chi nei ranghi pidiellini è convinto che la soluzione di parte dei dissidi tra Fini e Berlusconi stia anche nella "casella Lazio" con l’eventuale convergenza sulla Polverini. Ma c’è pure chi segnala che in questo caso qualcosa dovrà essere ridiscusso negli equilibri interni, perchè sindaco di Roma e coordinatore regionale del partito sono già appannaggio degli ex aenne. Congettura respinta dai fedelissimi di Fini che ricordano come il Lazio rappresenti il serbatoio storico di voti per la destra.
Biotestamento e cittadinanza. Ieri a Montecitorio una ventina di deputati hanno firmato una lettera aperta a Berlusconi promossa da Benedetto Della Vedova leader dei Riformatori Liberali che chiede una pausa di riflessione (no all’eutanasia, no all’accanimento terapeutico) sul testo licenziato dal Senato e la ricerca di ampie intese e di una maggioranza trasversale sui temi etici, nel dialogo con l’opposizione. Un’iniziativa che ha riscosso l’apprezzamento dell’inquilino di Montecitorio, mentre il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto ha avvertito che il confronto si farà in commissione "come già sta accadendo" (ieri è iniziata la discussione generale sul ddl Calabrò) partendo "dal testo del Senato e studiando con grande attenzione la possibilità di emendamenti che lo migliorino realmente, rifuggendo da ogni strumentalismo politico e anche con la consapevolezza che non si possono inseguire ipotesi semplicistiche".
Quanto alla questione cittadinanza, oggi alla Camera la proposta firmata dal finiano doc Granata e dal collega Pd Sarubbi sarà presentata in una conferenza stampa. Iniziativa che fa discutere la maggioranza (con la Lega pronta alle barricate) ma sta creando non pochi imbarazzi e perplessità pure tra i banchi dell’opposizione.