L’analisi elettorale dei finiani alla prova di numeri
09 Giugno 2009
di redazione
L’analisi dei finiani sul risultato delle elezioni europee ha avuto largo corso sui giornali, anche perché Fini medesimo si è astenuto da qualsiasi commento. La sintesi del loro ragionamento è la seguente: il risultato è stato deludente per il Pdl perché al nord gli elettori del centro-destra hanno preferito votare la Lega, piuttosto che la sua sbiadita fotocopia, mentre a sud, in assenza di questa opzione, e delusi dalla politica anti-meridionale del Pdl, quegli stessi elettori hanno preferito stare a casa.
In questo senso il Pdl dovrebbe rimproverarsi di aver lasciato il campo della vera politica a Bossi e ai suoi seguaci limitandosi a un gioco di rimessa e di sostanziale sottomissione che gli elettori hanno punito.
Si tratta di una lettura interessante e anche molto accredidata, ma regge alla prova dei fatti e dei numeri? Non ci pare.
Guardiamo innanzituto al risultato della Lega: davvero impressionante come percentuali, ma il guadagno in termini assoluti è stato di 102.000 voti. Fossero anche tutti ex elettori del Pdl (o di Forza Italia e An) non sarebbe poi una così grande transumanza. Basta poi leggere le opinioni di molti leader del Pd, specie al centro-nord, e si capisce che anche molti elettori di centro-sinistra potrebbero aver indossato la camicia verde nelle urne. Diciamo allora qualche decina di migliaia di elettori berlusconiani o finiani saranno passati a Bossi per il suo decisionismo in materia di sicurezza e immigrazione o per il successo del federalimo fiscale. Un po’ poco per individuare un trend.
D’altro canto c’è anche un elemento simbolico che smentisce la tesi del deflusso dal Pdl verso la Lega: il tanto atteso "sorpasso" in Veneto non si è verificato, anzi, la forbice tra i due partiti si è allargata a favore del Pdl. Non grandi numeri certo, ma comunque in direzione opposta da quella che si voleva dimostrare.
Veniamo poi al Sud. Il risultato del Pdl nella circoscrizone Sud ha superato il 40 per cento, cioè ha raggiunto a scavalcato quella famosa asticella che ha detta di tutti Berlusconi aveva fissato troppo in alto. Nella circoscrizione Sud, quella soglia è stata superata di quasi due punti. Se questa è la conseguenza di una politica antimeridionale si deve suppore che gli elettori del sud sono in grandissima parte autolesionisti o al meglio sprovveduti. Anche il voto delle amministrative conferma una indiscutibile affermazione del centro-destra nei comuni e nelle provincie del sud, basti pensare a Napoli e Avellino prese al primo turno e ai molti promettenti ballottaggi.
Certo c’è il caso "Isole", ma sarebbe meglio dire il caso Sicilia, perchè l’astensione della Sardegna è una costante visto che la sua scarsa popolazione non è in grado di determinare l’elezione neppure di un eurodeputato. Ma in Sicilia la lettura dei risultati è un po’ più complessa della semplice ipotesi di un governo poco attento ai problemi dell’isola e troppo soggetto alle smanie leghiste.
Qui lo scontro intestino nel Pdl ha fatto il grosso del danno e sicuramente Berlusconi, non intervenendo per tempo, ha sottovalutato la portata nazionale di una lite locale. Il 44 per cento di affluenza alle urne (contro il 65 nazionale) e il 36 per cento a cui si è fermato il Pdl si spiegano in gran parte con il cattivo spettacolo offerto dai leader locali in un anno di governo regionale. Inserire questo dato in una "questione merdionale" di cui sarebbe affetto il Pdl, ci pare al momento ancora piuttosto abusivo.
La Lega ha certamente ottenuto un grande risultato e ha forse anche varcato il Po, ma al sud e nelle isole ha preso rispettivamente lo 0,57 e lo 0,37. Un po’ presto per cominciare a preoccuparsi.