L’arca di Noè e il riscaldamento globale: Bergoglio fra Greta e l’ira di Dio
28 Febbraio 2021
di Idefix
Giusto ieri, su questo giornale, veniva rivolto un appello ai conservatori a non regalare la questione dell’ambiente alla sinistra. A contrapporre, cioè, all’ambientalismo ideologico di quanti poi sul fronte antropologico negano il diritto naturale, non il negazionismo ambientale ma un sano ambientalismo antropocentrico. Un approccio ecologico, insomma, che va alla radice del termine e si propone di tutelare l’òikos in quanto casa dell’uomo, non di prostrarsi a un nuovo feticcio in stile vitello d’oro o “pachamama”.
Ed ecco che, neanche a farlo apposta, stamattina il “Corriere della Sera” ci propone alcune anticipazioni di un nuovo libro di papa Francesco, “Dei vizi e delle virtù”, una conversazione tra il Pontefice e il cappellano del carcere di Padova don Marco Pozza. Fra le quali spicca una dissertazione sull’ira di Dio.
Lo spoiler è forse un peccato grave, ma visto che il “Corriere” ci ha dedicato il titolo non facciamo un grosso danno a svelarvi subito il finale: il diluvio universale, frutto della volontà divina di cancellare l’umanità a causa dei suoi peccati, salvando il solo uomo giusto, fu forse storicamente determinato – scrive Bergoglio – da un “innalzamento della temperatura” e dallo “scioglimento dei ghiacciai”. Quello che tornerà adesso a succedere, ammonisce il Papa, “se proseguiamo sulla stessa strada”.
Prima di contestualizzare le affermazioni di Francesco, destinate ancora una volta a far discutere, registriamo la notizia: checché ne dica Greta Thunberg, i cambiamenti climatici evidentemente esistono dacché esiste l’orbe terracqueo (chiedere ai dinosauri per conferma). Quantomeno dai tempi dell’arca di Noè. Tuttavia, poiché come detto in premessa siamo antropocentrici ma non negazionisti, ripercorriamo il filo del ragionamento contenuto nella nuova fatica letteraria del Vicario di Cristo.
“L’ira di Dio – si legge – è contro l’ingiustizia, contro Satana. È rivolta contro il male, non quello che deriva dalla debolezza umana, ma il male di ispirazione satanica: la corruzione generata da Satana, dietro al quale vanno singoli uomini, singole donne, intere società. L’ira di Dio intende portare giustizia, ‘pulire’”. Il diluvio, in questo senso, “è il risultato dell’ira di Dio, lo dice la Bibbia. È una figura dell’ira di Dio, che secondo la Bibbia ha visto troppe cose brutte e decide di cancellare l’umanità. Quello biblico, secondo gli esperti, è un racconto mitico”. E qui, visto il precedente degli evangelisti e del registratore, Bergoglio si premura di specificare: “Adesso spero che qualcuno non sostenga che il Papa ha detto che la Bibbia è un mito!”. Ma il mito, osserva ancora Francesco, “è una forma di conoscenza. Il diluvio è un racconto storico, dicono gli archeologi, perché hanno trovato tracce di un’inondazione nei loro scavi. Un diluvio grande, forse a causa di un innalzamento della temperatura e dello scioglimento dei ghiacciai: quello che succederà adesso se proseguiamo sulla stessa strada”.
Il discorso prosegue poi con la figura di Noè e la potenza salvatrice della stessa ira divina, ma ai nostri fini fermiamoci qui. L’esordio era parso promettente: pur con qualche circonvoluzione, l’immagine del diluvio come manifestazione punitiva dell’ira divina di fronte al peccato dell’umanità sembrava rivelare qualche cenno di discontinuità rispetto al “misercordismo” (talvolta senza misericordia) al quale eravamo stati abituati. Poi è arrivata la traduzione concreta della minaccia: se non la smettiamo di far alzare la temperatura e far sciogliere i ghiacciai, Dio tornerà a punirci. Magari con un nuovo diluvio.
Lo ribadiamo, qui all’Occidentale sul tema dell’ambiente non siamo negazionisti, tutt’altro. Ma forse è proprio questo il tipo di ecologismo che l’ecologia conservatrice dovrebbe soppiantare. E ben altro il male dell’umanità che il timor di Dio dovrebbe farci evitare.