Le ambasce laiciste di Bruxelles
30 Aprile 2007
di redazione
Per chi come noi è contro la riduzione della religione – di ogni religione – a fatto meramente privato ma, allo stesso tempo, sa cosa sia costato portare la democrazia in un paese islamico, l’attuale situazione della Turchia pone una questione di limite.
Fin quando le correnti islamiche moderate rispettano la distinzione (che non è separazione) tra lo Stato e la religione, nessun intervento è legittimo. Ma qualora quella distinzione la si stesse mettendo in dubbio, con il rischio di annullare il processo democratico, allora intervenire e per tempo più che lecito sarebbe necessario.
Eravamo convinti che nella laicista Bruxelles non si vivessero queste ambasce laiche. E che, all’unisono, ci si stesse mobilitando per salvare il legato d’Ataturk, senza se e senza ma. Non potete immaginare la nostra sorpresa quando abbiamo appreso che, invece, l’Europa abbia detto ai militari turchi di non preoccuparsi di possibili attentati alla laicità dello Stato. E questo il giorno dopo aver approvato una mozione contro gli attentati alla laicità praticati da quel “terrorista” presidente della Cei, Angelo Bagnasco.
D’un tratto abbiamo compreso ancora meglio perché le radici cristiane siano state espunte dal trattato. E i dubbi sull’ingresso della Turchia in Europa si sono fatti più forti: non perché si diffidi della Turchia ma perché non ci si fida più dell’Europa!