Le liste di Veltroni? Solo una collezione di Figurine Panini
04 Marzo 2008
di redazione
Veltroni, prima ha imbandito la tavola, ed ora ad uno ad uno
sta invitando i commensali. Devono essere tutti di buona famiglia anche se qua
e là ci infila qualche sfigato parvenu.
Ha invitato una bella ragazza di 26
anni, che farà la capolista nel Lazio. Di lei non si sa niente, non ha fatto nulla di importante, non la si può
elogiare né le si può rimproverare nulla: è ingiudicabile se non per l’aspetto
estetico. Ed è esattamente quello che Walter vuole: non sottoporsi al giudizio
degli elettori. L’operazione somiglia vagamente a quella che portò in auge una
quindicina di anni fa Giovanna Melandri: anche lei bella e irresponsabile di
tutto. Come si vede, Veltroni il moderno non è poi così moderno. Ripete a
memoria la comunicazione che fu del Pci quando era già sul viale del tramonto.
Dopo il Lazio, tocca alla Campania: capolista un’altra
ventiseienne, famosa perché si è laureata con una tesi su De Mita. E chiamata a
sostituire l’oggetto della sua tesi. L’operazione è identica a quella romana.
Non c’è nulla da aggiungere se non che la seconda figurina Panini è stata
piazzata sul mercato. Veltroni infatti, oltre a rifarsi alla propaganda di
Botteghe Oscure, in questa campagna elettorale, cita anche se stesso.
Al Nord bisogna
radicalmente cambiar immagine: la sinistra a quelle latitudini non piace. E
allora Walter sfodera l’amore per l’impresa e il moderatismo e tira fuori dal
cilindro i conigli Calearo e Colaninno, quest’ultimo un giovanotto di gran
nome. I due si sono subito affrettati a dire che per loro destra o sinistra
pari sono. Quanto a Calearo è stato sedotto dalla proposta di fare il ministro
veneto di un eventuale, per quanto improbabile, governo Veltroni.
Gli inviti alla mensa del principe proseguono con un
generale dell’esercito. Naturalmente gli ufficiali che vanno con Walter sono
tutti per la pace e amici – come l’ex sindaco di Roma – delle due Simone,
mentre gli altri amano – quelli che non siedono al suo tavolo – la violenza e
la guerra. I primi portano il pane ai bambini affamati, i secondi sparano
all’impazzata dai cieli. Ci sono le Forze armate dei buoni e quelle dei
cattivi: i buoni sono quelli che stanno con me, i cattivi stanno con gli altri.
Sin qui Walterino ha chiamato tutte persone piuttosto
importanti: abbienti o addirittura ricchi.
E allora ci vuole lo sfigato di turno: l’operaio che non
sbarca il lunario e che rischia la vita. Trovato: è il sopravvissuto
all’incendio della Tyssen Krupp di Torino. Anche lui è invitato a sedersi alla
mensa democratica che senza di lui diventerebbe un po’ troppo moderata. Ci
vuole un po’ di condimento di sinistra per non lasciare troppo spazio a
Bertinotti. Madamina il catalogo è pronto: giovani, belli, ricchi, eroici, ma
c’è anche uno strapuntino per il lavoratore. E poi ci sono i cattolici e i
radicali, i comunisti e gli anticomunisti, gli scienziati scientisti alla
Veronesi, e i critici della scienza. Non manca più niente. La collezione delle
figurine Panini è al completo. Il grande illusionista andrà in giro per
l’Italia a vendere la sua merce: il campionario è così assortito che può
soddisfare tutti palati. Tanto poi se non funziona il governo, i prezzi li
pagano gli italiani. Mica gli amici di Veltroni. Già perché nel loft e nel pullman
di programmi non se ne parla proprio. La campagna elettorale di Walter è sulle
liste non sui contenuti. Come all’Unità: l’importante erano i gadget non il
giornale.