L’Espresso ci riprova: dopo il flop sul Cav. sposta il tiro sui suoi uomini

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L’Espresso ci riprova: dopo il flop sul Cav. sposta il tiro sui suoi uomini

06 Agosto 2009

La strategia è chiara: fallito l’attacco al leader coi flop del Casoria-gate, del D’Addario-gate e pure quello del D’Avanzo-quiz (a proposito, chi se le ricorda più le dieci domande per il Cav?), ora si sposta il mirino sui vertici del partito nella speranza che qualcuno, prima o poi, resti impigliato nella rete. E’ così che devono aver ragionato dalle parti di Largo Fochetti, perché la “gioiosa macchina da guerra” (mai definizione occhiettiana fu così appropriata) de L’Espresso si è messa in moto contro uno degli uomini più rappresentativi del Pdl, da sempre vicino al premier: Fabrizio Cicchitto che a Montecitorio guida i deputati del Popolo della Libertà.

Secondo i cronisti d’assalto del settimanale di De Benedetti, Cicchitto sarebbe iscritto nel registro degli indagati. Ma la storia che raccontano (sul sito e da oggi in edicola) da dove parte? Nientemeno che dal memoriale o presunto tale, di una moglie che “al termine di una complicata e dolorosa rottura matrimoniale”, scrive L’Espresso, decide di indirizzare il plico al procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi. Il marito in questione è Sabatino Aracu, imprenditore, parlamentare ed esponente di spicco del Pdl in Abruzzo. In altre parole, dietro al memoriale che contiene una sequela di accuse nei confronti dell’ex marito – da un presunto giro di “tangenti nel settore della sanità alla compravendita di posti in Parlamento” – sulla cui fondatezza dovrà pronunciarsi la magistratura, c’è la vendetta di una donna che da moglie diventa ex. 

Questo non vuol dire che i pm non debbano indagare, piuttosto fa riflettere che ancora una volta si sbatta il mostro in prima pagina senza tanti complimenti, specie se si tratta di politici e ancor meglio se del partito di Berlusconi. Tant’è. Del resto L’Espresso non si smentisce, ma la cosa che salta agli occhi scorrendo l’articolo è che a un certo punto si legge: “La ex moglie non ha prove, ma afferma di ritenere sulla base di una serie di elementi che suo marito ‘abbia consegnato all’onorevole Cicchitto, anche per sostenere la propria candidatura, somme certamente non inferiori a cinquecentomila euro’. Dice di avere saputo dallo stesso Aracu ‘che quest’ultimo effettuava consegne di denaro nelle mani di Cicchitto’. Seguono altre dichiarazioni di Maria Maurizio che tirano in ballo anche il senatore del Pdl Filippo Piccone, coordinatore del partito abruzzese, che secondo la donna avrebbe consegnato ad Aracu seicentomila euro,  parte dei quali sarebbero andati allo stesso Cicchitto.

Dunque, la signora ha dichiarato guerra all’ex marito, non ha prove di ciò che sostiene ma intanto dispensa accuse a piene mani. E L’Espresso ci va a nozze. Insomma, un dejà vu: nuovi veleni, fango nel ventilatore, memoriali puntualmente finiti in pasto a certi media con inchieste tutt’altro che concluse o in dirittura d’arrivo. Il presidente dei deputati del Pdl non ci sta e annuncia querele, contro L’Espresso e la Maurizio le cui dichiarazioni “nei miei confronti pubblicate sull’Espresso sono false, totalmente infondate, ridicole e rese pubbliche al solo scopo diffamatorio e calunnioso”, spiega Cicchitto che aggiunge: “Ho dato incarico ad uno studio legale del luogo di sporgere querela e agire in sede civile nei confronti della signora Maurizio e dell’Espresso”.

Da parte sua, Aracu osserva che sulla “pubblicazione di un documento” che “mi indigna per il contenuto, che all’onere della prova si rivelerà destituito di ogni fondamento, e mi addolora perché consegna alla pubblica opinione le dichiarazioni rese da una donna con la quale ho condiviso una parte del percorso di vita, che madre di una mia figlia e che, da anni ormai, da quando ci siamo separati, ha come unico obbiettivo, peraltro dichiarato in più circostanze, quello di rovinare con qualsiasi mezzo la mia reputazione, di fare della mia vita un disastro tale da travolgere tutti i miei affetti”. Il parlamentare del Pdl sottolinea che “le accuse riportate nel documento pubblicato sul sito internet dell’Espresso sono da tempo al vaglio degli inquirenti e tutta la mia vita è stata rovistata, perquisita, controllata, messa sotto una gigantesca lente d’ingrandimento per scrutarne ogni ago. Ad oggi niente di quanto denunciato dalla mia ex moglie ha trovato conferma. Nessuna prova contro di me a fronte di numerosi titoli di giornale gravemente diffamatori”.

Infine, il senatore Piccone evidenzia che “chi ha inventato questa corbelleria, a quale scopo non è dato ancora capire, ma lo approfondiremo, avrebbe potuto quantomeno mantenere il senso delle proporzioni per rendere minimamente verosimili le sue calunnie. Credo infatti che per 600mila euro molti senatori sarebbero disposti a cedere il proprio seggio a Palazzo Madama”, ironizza Piccone per il quale “battute a parte, per evitare di incorrere in un infortunio del quale saranno chiamati a rispondere nelle sedi competenti, all’Espresso e all’incauta ‘testimone’ della Procura di Pescara sarebbe stato sufficiente fare una banale verifica: la mia prima candidatura al Senato risale al 2006, l’onorevole Sabatino Aracu dall’estate del 2005 già non era più coordinatore di Forza Italia. Tanto basti a rendere l’idea della credibilità di tali insinuazioni”.

Il Pdl fa quadrato e va al contrattacco. Solidarietà “umana e politica” a Fabrizio Cicchitto “oggetto di dichiarazioni calunniose e prive di qualsiasi fondamento, come tra l’altro ha dimostrato il senatore Piccone evidenziando l’assoluta incongruenza temporale della ricostruzione della signora Maurizio”, la esprime Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del Pdl che osserva: “Per quella che è stata la mia esperienza in Abruzzo so bene quanti veleni e quante calunnie abbiano appestato negli ultimi anni questa regione. E’ un bene, rispetto a tale situazione, che dalle scorse elezioni regionali la vita politica abbia ripreso a scorrere, perché è questo l’unico vero antidoto contro un clima mefitico che non può essere tollerato”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Gasparri, mentre il ministro Bondi si sofferma “sul fatto che tutti coloro che affrontano a viso aperto lo scontro politico con il gruppo editoriale L’Espresso-Repubblica devono aspettarsi di essere attaccati e calunniati ingiustamente”. Per il coordinatore nazionale del Pdl Verdini “ancora una volta c’è chi prova a infangare il nome e l’onorabilità delle persone diffondendo veleni e notizie false, diffamando e gettando letame nel ventilatore”; gli fanno eco il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti e il ministro La Russa, mentre per il ministro Renato Brunetta si tratta si “vecchie storie, vecchie schifezze le solite strumentalizzazioni editoriali”.

Ma intanto, i “mostri” stanno in prima pagina.