L’Iran festeggia l’atomica grazie all’industria cinese
09 Aprile 2009
Ieri il presidente Ahmadinejad ha festeggiato la “giornata nazionale dell’energia atomica” glorificando il decollo del nucleare iraniano: Teheran ormai può gestire l’intero ciclo di arricchimento dell’uranio per la produzione di energia atomica. Nello stesso tempo, Ahmadinejad ha risposto agli americani che il dialogo sarà possibile solo “nel rispetto reciproco”, anche se si dice scettico sulla reale volontà di cambiamento del presidente Obama: “Se Washington continuerà la politica di Bush con un linguaggio diverso, subirà la stessa sorte”.
In questo dialogo tra sordi, il portavoce del dipartimento di stato Usa ha commentato con lo stesso scetticismo alle aperture iraniane; ciononostante Washington si aggiungerà al tavolo delle trattative fra Onu, Europa, Cina, Russia e Iran, sul nucleare iraniano. Bush invece aveva posto come precondizione del dialogo la sospensione del processo di arricchimento dell’uranio.
La Cina ha giudicato positivamente l’apertura americana chiedendo a Teheran di cogliere questa finestra di opportunità, ma sono proprio le aziende cinesi a rifornire l’Iran di materiale bellico illegale. E’ quello che emerge da una indagine del procuratore distrettuale di Manhattan, Robert Morgenthau, figlio dell’ex segretario del tesoro Henry Morgenthau e discendente di una potente famiglia ebreo-americana. (Per chi segue la serie “Law & Order”, il personaggio interpretato da Steven Hill è ispirato proprio a Robert Morgenthau.)
Il procuratore, quello vero, ha incriminato la LIMMT Metallurgy and Minerals Company – un pezzo del complesso militare-missilistico cinese – per aver usato le grandi banche americane nei suoi traffici segreti con l’Iran, aggirando i divieti imposti dal Dipartimento di Stato e del Tesoro americano. La LIMMT farebbe affari con Teheran dalla fine degli anni Novanta.
Sono 118 i capi di imputazione che si leggono nell’incriminazione di Morgenthau. Tra le banche coinvolte, la banca newyorkese della potente famiglia Mellon, la Bank of America e JP Morgan Chase, tutte apparentemente all’oscuro di quello che stava avvenendo nei loro istituti.
Tra il 2006 e il 2008, la LIMMT avrebbe consegnato all’Iran 15mila tonnellate di leghe di alluminio usate nel ciclo di produzione dei missili a lunga gittata; circa 30 tonnellate di piastre di tungsteno per i sistemi a guida laser dei missili; e oltre 20 tonnellate di acciaio usato per l’arricchimento dell’uranio. Secondo Morgenthau, entro la fine di quest’anno l’Iran avrà la capacità di armarsi con una nuova generazione di missili con una gittata di 1.300 miglia.
Il governo cinese ha sempre sostenuto il programma nucleare iraniano nel consiglio di sicurezza dell’ONU evidenziando la cooperazione di Teheran con l’AIEA.