Lo strano caso del governo socialista portoghese che taglia la spesa pubblica

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Lo strano caso del governo socialista portoghese che taglia la spesa pubblica

Lo strano caso del governo socialista portoghese che taglia la spesa pubblica

15 Giugno 2022

In Europa c’è un governo (socialista) che si preoccupa del rigore nei conti pubblici e di riportare il Paese sulla retta via del contenimento della spesa pubblica. Si tratta del Portogallo del premier Antonio Costa. Il disavanzo di bilancio lusitano si è ridotto al 3,9% del prodotto interno lordo nei 12 mesi chiusi a settembre. Un dato in discesa rispetto al 4,2% dell’anno prima. Lisbona ha beneficiato dell’avvio della ripresa economica indotta dall’allentamento della crisi pandemica. L’Istituto nazionale di statistica (INE) ha affermato che la riduzione del disavanzo di bilancio è avvenuta grazie a un aumento delle entrate pubbliche e alla riduzione della spesa. Più gettito fiscale, meno spesa pubblica fuori controllo.

“È un risultato molto positivo per il Portogallo e deriva da una forte ripresa dell’economia e dell’occupazione”, ha detto il ministro delle finanze portoghese, Joao Leao, in una conferenza stampa. Leao ha affermato che i dati hanno confermato che “il Portogallo ha già ripreso il percorso di riduzione del debito pubblico, interrotto dalla pandemia”, ribadendo che il debito pubblico scenderà da un record del 135% del PIL nel 2020 a circa il 127% quest’anno.

E l’Italia? Sono anni che abbiamo imboccato una strada diversa. Fatta di politiche economiche in deficit e gonfiando il debito e la spesa pubblica. Che ci mancherebbe, può essere una scelta se porta altrettanta crescita economica e benessere per un Paese. Peccato che però nessuno abbia messo mano a quelle riforme strutturali, lavoro, spending review nella Pa, digitalizzazione, liberalizzazioni e riduzione dei vincoli burocratici, contrasto a elusione evasione e riciclaggio, che messe insieme avrebbero potuto dare una sterzata sul debito. Il Paese è cresciuto poco, i soldi pubblici spesi e troppo spesso sperperati non hanno prodotto una crescita forte del Pil.

Un esito che ha contribuito a far percepire agli investitori il nostro paese come poco affidabile e rischioso perché non in grado di risolvere criticità strutturali. Questa differenza tra i Paesi europei nelle modalità con le quali affrontare il tema centrale della riduzione del debito, tra l’altro, dimostra che è inutile gridare al complotto contro l’Italia, prendendosela con la Bce che alza i tassi (aumentati anche in Germania e Francia). Piuttosto facciamo le riforme che contano, tagliamo spesa e debito rilanciano una vera politica di investimenti.