L’Olanda batte un colpo e si risveglia dal torpore della “dhimmitudine”

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L’Olanda batte un colpo e si risveglia dal torpore della “dhimmitudine”

11 Settembre 2009

Dopo anni di atteggiamento remissivo verso la sempre più numerosa comunità islamica presente nel Paese, l’Olanda batte un colpo e i giudici processeranno un gruppo culturale arabo per aver pubblicato sul proprio sito delle vignette negazioniste. Una corte di Utrecht ha dichiarato che le immagini – in cui si lascia intendere che l’Olocausto sarebbe una ‘costruzione’ – sono un insulto per gli ebrei e rappresentano una forma illegale di discriminazione. I gestori del sito islamico rischiano un anno di carcere o, nel migliore dei casi, una multa di circa 5.000 euro.

La risposta del braccio olandese della Lega Araba Europea non s’è fatta attendere. Secondo il responsabile della AEL l’intenzione del sito non era quella di negare la realtà dell’Olocausto bensì di fare un “atto di disobbedienza civile”. Una risposta al controverso politico olandese Geert Wilders, dunque, che nel suo film "Fitna" ha paragonato il Corano a Mein Kampf e il profeta Maometto a una sorta di pedofilo a caccia di ragazzine. Secondo l’AEL ci sarebbe quindi un “doppio standard”: la libertà di parola che vale per Wilders non è concessa ai musulmani.

In realtà le accuse contro Wilders – di aver montato una campagna anti-islamica ed una piattaforma politica contro l’immigrazione – erano cadute quando i giudici avevano concluso che i suoi insulti non colpiscono direttamente i musulmani ma la figura di Maometto in particolare (si pensi a come e a quanto è stato preso di mira il Gesù cattolico). Le vignette apparse sul sito arabo invece mostrano chiaramente due ebrei accanto a una pila di scheletri, accanto ad un segnale stradale con su scritto “Auswitch” (Auschwitz), mentre uno di loro solleva un osso dicendo “Non credo che siano ebrei”. Questa immagine non c’entra nulla con Wilders, così come gli ebrei non c’entrano nulla con le “vignette danesi” che tanto baccano, caos e proteste, provocarono negli anni scorsi. Cosa accadrebbe, d’altra parte, se gli ebrei olandesi dovessero insultare i musulmani ogni volta che subiscono degli attacchi antisemiti?

Fatto sta che il processo intentato dalla corte di Utrecht è il segnale di un risveglio della comunità olandese che vuole difendere i valori laici, della tolleranza e della ragione, che contraddistinguono la cultura occidentale. Dagli anni Novanta, il numero dei musulmani in Olanda è cresciuto fino a superare il 6 per cento dei 16 milioni e mezzo di persone che costituiscono la popolazione olandese. L’omicidio di Pym Fortuyn prima, quello del regista Theo Van Ghog nel 2004, e infine il volontario esilio della intellettuale di origini somale Ayaan Hirsi Ali – che ha lasciato l’Olanda per rifugiarsi negli Stati Uniti – sono stati altrettanti colpi lanciati dall’integralismo islamico alle libertà e alla identità olandese. Forse qualcosa sta cambiando.