M.O. Lega Araba: “Nessun accordo tra Israele e Anp senza stop a colonie”
11 Marzo 2010
di redazione
Niente negoziati di pace tra l’Autorità nazionale palestinese (Anp) e Israele se lo Stato ebraico non bloccherà tutte le sue attività negli insediamenti e a Gerusalemme Est. Lo ha annunciato il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, stando a quanto riferisce l’edizione online del quotidiano israeliano The Jerusalem Post. La notizia è stata poi confermata dal capo negoziatore palestinese Saeb Erekat.
Dopo la decisione di Israele di autorizzare la costruzione di 1.600 abitazioni a Ramat Shlomo, un quartiere di Gerusalemme Est, il presidente dell’Anp, Abu Mazen (Mahmoud Abbas), infatti ha "deciso che non intende impegnarsi in negoziati in questo momento". "Vogliamo sentire da George Mitchell (l’inviato Usa per il Medio Oriente, ndr.) che Israele ha annullato la decisione di costruire unità abitative prima di avviare negoziati", ha detto Erekat, stando a quanto riferisce l’agenzia di stampa "Dpa".
Nei prossimi giorni, inoltre, è possibile la Lega Araba convochi una riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi arabi per riconsiderare la decisione del 3 marzo scorso di sostenere l’avvio di negoziati indiretti tra israeliani e palestinesi. "Le misure israeliane dovrebbero essere bloccate prima di ogni discussione sulla ripresa dei colloqui, diretti o indiretti" tra israeliani e palestinesi, si legge in una nota della Lega Araba. "Se le misure adottate dagli israeliani per la costruzione di centinaia di insediamenti nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, non verranno bloccate immediatamente, i colloqui di cui si parla saranno inutili", prosegue il comunicato. "La nostra posizione è chiara – ha commentato Moussa con i giornalisti – non possono esserci colloqui, diretti o indiretti, se le recenti decisioni israeliane non verranno annullate".
A rincarare la dosi delle tensioni, la notizia diffusa oggi dal quotidiano Haaretz sul progetto di costruire altri 50mila nuovi alloggi destinati ad ebrei. Per 20mila di essi sarebbe già iniziato l’iter burocratico, mentre altri 30mila sono per il momento solo sulla carta, aggiunge il giornale. Il giornale precisa che la maggior parte dei progetti riguardano rioni omogenei ebraici di Gerusalemme Est, mentre una porzione molto minore fa riferimento alla presenza di piccoli nuclei ebraici all’interno di rioni palestinesi di Gerusalemme est. Riferendosi alla prima categoria Haaretz dettaglia che, alla periferia meridionale, nel rione di Gilo sono in progetto 3.000 nuovi alloggi, altri 1.500 a Har Homà e 3.500 a Ghivat ha-Matos. Nella periferia settentrionale, 1.500 alloggi sono progettati a Pisgat Zeev, 450 a Nevè Yaakov e 1.200 a Ramot. Nella periferia orientale, il rione di Armon ha-Natziv dovrebbe essere esteso con altre 450 unità abitative.
Ieri, però, il ministro dell’Interno israeliano, Eli Yishai, si è "scusato" per l’approvazione da parte del suo dicastero di un progetto per la costruzione di 1.600 nuovi appartamenti nel quartiere di Ramat Shlomo a Gerusalemme Est. "Mi scuso per il disagio che la questione ha creato – ha detto comunque Yishai – Se avessi saputo, avrei rinviato l’autorizzazione di una settimana o due, dal momento che non avevamo intenzione di provocare nessuno".
La controversa decisione, condannata da più parti (tra cui anche gli Usa), è stata annunciata proprio durante la visita del vice presidente statunitense Joe Biden nella regione e a poche ore dall’annuncio di Mitchell dell’accordo tra israeliani e palestinesi per l’avvio di negoziati di pace indiretti.