Mafia. Arrestato boss Gerlandino Messina, a 38 anni è capo di Cosa Nostra

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Mafia. Arrestato boss Gerlandino Messina, a 38 anni è capo di Cosa Nostra

23 Ottobre 2010

Trentotto anni e una carriera criminale in ascesa. Gerlandino Messina, il boss arrestato nel pomeriggio a Favara (Agrigento) dai carabinieri e dagli uomini del Ros e del Gis (Gruppo intervento speciale) era ricercato dal 1999 per associazione di tipo mafioso e vari omicidi.

Una condanna all’ergastolo e, dal 2001, un mandato di cattura in campo internazionale, che lo avevano spinto a rimanere nel suo territorio. Nello zoccolo duro di Cosa nostra, a Favara, dove già lo scorso anno era sfuggito all’arresto. Un blitz della Squadra mobile del 27 novembre, infatti, si era concluso con una fumata nera. Nell’appartamento in via Primo Maggio dove gli agenti avevano fatto irruzione il capomafia, succeduto a Giuseppe Falsone nella guida della famiglia agrigentina, non c’era. Al suo posto all’interno di un garage avevano trovato una specie di bunker e alcune cartoline. Lì il capomafia latitante aveva festeggiato anche il suo 37esimo compleanno.

Gerlandino, detto "Zì Nicola", è figlio di Giuseppe Messina, ucciso nel 1986 durante la guerra di mafia contro gli stiddari. Una sorte toccata anche allo zio. Era inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi stilato dal ministero dell’Interno e le cronache giudiziarie lo descrivono come un killer professista, sempre armato. Ed infatti nel suo ultimo covo, la palazzina in via Stati Uniti dove gli uomini del Gis hanno posto fine alle sua latitanza oggi pomeriggio, i militari hanno trovato due pistole, di cui una con il colpo in canna. Per raggiungere il ruolo di vertice all’interno dell’organizzazione mafiosa Gerlandino Messina ha dovuto vincere la resistenza feroce dei clan rivali.

In particolare del boss Luigi Putrone, capo della famiglia di Porto Empedocle, durante il cui "regno" i Messina furono costretti ad andare via. Poi con gli arresti dell’inchiesta Akragas del 1998 e 1999, che decapitò i vertici provinciali di Cosa nostra, Putrone fu costretto a fuggire e Gerlandino Messina poterono rientrare a Porto Empedocle da latitanti.