Mafia: carabinieri arrestano 57 persone
13 Febbraio 2008
di redazione
Cinquantasette ordinanze di custodia cautelare verranno eseguite a partire da questa mattina nell’ambito dell’inchiesta ‘Naos’ dei carabinieri
del Ros, coordinati dalla Dda di Perugia, in Umbria, Calabria, Campania, Lazio,
Emilia Romagna, Lombardia e Trentino Alto Adige.
Le accuse nei confronti degli indagati sono di associazione
mafiosa, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze
stupefacenti, ricettazione e altri reati. Tra i destinatari del provvediemento
anche l’assessore al Turismo della Regione Calabria Pasquale Tripodi. E il
responsabile della dipendenza umbra di un noto istituto di credito.
L’indagine, secondo quanto appreso, ha documentato la
presenza nel territorio regionale umbro di un sodalizio di tipo mafioso
collegato al clan camorristico campano dei ‘Casalesi’ e alla cosca della
‘ndrangheta dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti.
L’inchiesta ha portato ad evidenziare interessi illeciti
dell’organizzazione anche in appalti inerenti centrali idroelettriche ed
infrastrutture turistiche calabresi, agevolati dalla collusione con esponenti
delle amministrazioni pubbliche comunali e regionali della Calabria. In
particolare, le cosche calabresi erano interessate al conseguimento
dell’appalto per l’ammodernamento della centrale idroelettrica della Vallata
dello Stilaro, nel comune di Bivongi (Reggio Calabria). In relazione
all’approvazione del progetto idroelettrico ed al relativo finanziamento da
parte dell’Ente regionale – secondo quanto si apprende in una nota della
procura di Perugia – l’assessore Tripodi, dell’Udeur, è stato colpito da
un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa.
Evidenziate metotologie tipicamente mafiose, nell’ambito del
traffico di stupefacenti, del reimpiego di capitali in attività edilizie, del
traffico di autovetture rubate o ‘clonate’, del reciclaggio di assegni
falsificati. Infatti, i proventi delittuosi dell’attività illecita delle
presunte organizzazioni criminali al centro dell’indagine venivano reimpiegati
nella costituzione di diverse società impegnate nell’edilizia, che si sono
imposte nel comparto produttivo in virtù dei prezzi concorrenziali offerti ai
committenti. Secondo gli investigatori tale egemonia era favorita non solo
dall’origine dei finanziamenti, ma anche dalla scarsa qualità dei materiali
impiegati nonché dalla sistematica violazione delle normative sulla sicurezza
del lavoro e la previdenza della manodopera, composta in buona parte da
extracomunitari clandestini.
Per quanto riguarda specificamente il settore degli
stupefacenti, è emerso il coinvolgimento degli indagati in un traffico di
cocaina ed hashish destinati al mercato perugino ed approvvigionati attraverso
due canali: uno dal nord Italia e l’altro, localmente da un trafficante
nigeriano. In Umbria la commercializzazione della droga era prevalentemente
affidata ad una componente costituita da albanesi e pregiudicati locali.
L’inchiesta della Dda di Perugia ha portato a rilevare che
anche settori bancari sarebbero implicati come necessario supporto operativo
alle attività delle società coinvolte nell’indagine. In particolare è stato
colpito da una ordinanza di custodia cautelare in carcere il responsabile della
dipendenza umbra di un noto istituto di credito.