Mafia. Grasso: “La trattativa ha salvato molti ministri”. Di Pietro: “Riferisca”
18 Ottobre 2009
di redazione
"La trattativa tra Stato e mafia ha salvato la vita a molti ministri". A sottolinearlo è il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che in un’intervista a "La Stampa" commenta la vicenda del "papello". "Per la verità – precisa – le indagini precedenti avevano in qualche modo accertato l’esistenza di un tentativo di Cosa nostra di entrare in contatto col potere politico. È processuale il contatto degli ufficiali del Ros, Mori e De Donno, con Vito Ciancimino. Ed è processualmente accertato che alla mafia, in cambio della resa dei vertici, fu offerto ‘un ottimo trattamento per i familiari’, un ‘ottimo trattamento carcerario’ e una sorta di ‘giusta valutazione delle responsabilità’".
Secondo Grasso tutto questo "lascia intuire il meccanismo che Riina ripete ogni volta, che vuole in qualche modo dare vitalità a una trattativa che risulta difficoltosa. Le proposte del Ros, infatti, sembrano minime a Ciancimino che, a sua volta, si rifiuta di trasmetterle a Riina, anche per timore di ritorsione nei suoi confronti, e perciò suggerisce di ‘congelare’ tutto e prendere tempo. Le indagini ci diranno poi – continua il procuratore antimafia – che Riina, invece, opta per accelerare i tempi e vara la fase operativa per compiere un attentato nei miei confronti. Progetto che sfuma per un disguido tecnico e anche perché in quel momento viene catturato".
"Anche via D’Amelio – afferma Grasso – potrebbe essere stata fatta per ‘riscaldare’ la trattativa. In principio pensavano di attaccare il potere politico e avevano in cantiere gli assassinii di Calogero Mannino, di Martelli, Andreotti, Vizzini e forse mi sfugge qualche altro nome. Cambiano obiettivo – dice il magistrato – probabilmente perché capiscono che non possono colpire chi dovrebbe esaudire le loro richieste. In questo senso si può dire che la trattativa abbia salvato la vita a molti politici". Grasso, cita le carte processuali e anche di un "papellino" comparso poco tempo prima del "papello": "Potrebbe essere stato consegnato ai carabinieri del Ros, al col. Mori che nega l’episodio, da uno strano collaboratore dei servizi che chiedeva l’abolizione dell’ergastolo per i capimafia Luciano Liggio, Giovanbattista Pullarà, Pippo Calò, Giuseppe Giacomo Gambino e Bernardo Brusca. Anche quelle richieste ovviamente finirono nel nulla perché irrealizzabili".
Immediata la reazione del leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: "Se c’è stata una trattativa tra Stato e mafia si aprano i cassetti e si tirino fuori i nomi. È gravissimo che nel nostro Paese ci sia stata una struttura parallela all’interno delle Istituzioni che abbia gestito gli affari con le cosche mafiose. Le zone d’ombra, le trattative sottobanco non appartengono ad uno Stato di diritto". Lo afferma Antonio Di Pietro, commentando l’intervista rilasciata dal Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso al quotidiano "La Stampa".
Secondo il leader dell’ Idv, "lo scenario che si sta aprendo su questa vicenda delle stragi è inquietante, soprattutto adesso che ad ammettere l’esistenza di una trattativa tra mafia e Stato è il procuratore antimafia". "Grasso, tra l’altro, – osserva Di Pietro – ha affermato che questa sarebbe stata portata avanti nell’interesse dell’ incolumità personale di alcuni politici di alto rango di allora, a cominciare da Andreotti, lo stesso che una sentenza definitiva ha, nel frattempo, accertato di avere avuto rapporti con la mafia, anche se impossibili da valutare penalmente perché prescritti". "Non possiamo credere che a tenere le fila della trattativa tra mafia e Stato fossero soltanto gli ufficiali dei Ros" dice Di Pietro che chiede di "conoscere i nomi dei politici che hanno gestito i contatti con Cosa Nostra, gli uomini chiave che prendevano le decisioni e di sapere anche qual è il prezzo che lo Stato ha dovuto pagare".
"Tra l’altro vorremmo capire se i magistrati più esposti erano stati avvisati e tutelati e, nel caso, se l’insufficiente tutela sia stata una conseguenza del diniego e dissenso dei magistrati alla trattativa", conclude il leader dell’ Idv.