Medio Oriente, Fi: “Dall’Italia doppiezza e immobilismo”
03 Agosto 2007
di redazione
Un duro attacco contro l’attuale politica estera italiana, contrassegnata da “doppiezza” e “immobilismo”, è arrivato oggi dai parlamentari di Forza Italia Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, intervenuti insieme alla giornalista Fiamma Nirenstein ad una conferenza stampa sul Medio Oriente organizzata da “L’Ircocervo” e dalla Fondazione “Magna Carta”.
In merito alle posizioni del ministro degli Esteri Massimo D’Alema, Cicchitto ha osservato come in seguito alle “operazioni unilaterali israeliane in Libano e Gaza, in quelle aree non si sono affermati i moderati, ma gli estremisti”. Dunque, secondo il vicecoordinatore azzurro, “il governo italiano dovrebbe favorire l’intesa fra Israele e Abu Mazen, ma porre rispetto ad Hamas la discriminante del riconoscimento dell’esistenza d’Israele e degli accordi passati”.
All’attuale politica estera del governo dell’Unione, segnata da “bassi compromessi” e “grande doppiezza”, Cicchitto ha posto come contraltare quella del governo Berlusconi, “precisa” nei suoi stretti rapporti “con gli Stati Uniti, Israele e i rappresentanti arabi moderati”.
Il senatore Gaetano Quagliariello, presidente di “Magna Carta”, ha sottolineato come se “all’inizio del mandato D’Alema aveva una politica estera che non condividevamo, ma rientrava in uno dei filoni della politica italiana, quello del filo-arabismo, oggi anche questo tentativo è fallito”. Di qui, dunque, le ragioni per parlanre di una “involuzione” dell’Italia sulla scena internazionale, ancor più stridente se messa a confronto con il dinamismo di Nicolas Sarkozy. “La politica estera italiana – ha spiegato Quagliariello – è insidiata dalla rottura sia con l’estrema sinistra sia con la linea interna al governo”.
Fiamma Nirenstein ha infine posto l’accento “sull’insorgenza di uno schieramento guidato dall’Iran del presidente Ahmadinejad, in prevalenza sciita, ma anche con frange sunnite come Hamas: un “fronte unico militare, economico e teorico”, pazientemente costruito dall’Iran, “con il quale bisogna confrontarsi come se si trattasse di un unico problema”. Secondo la giornalista è quindi necessario concentrare l’attenzione sulla “costruzione della società palestinese”, poiché – ha spiegato – “i palestinesi non sono stati capaci di fare la pace perché non hanno le istituzioni per farlo”.